Vita e morte di una Los Angeles anni ’80 patinata e composta da ragazzi suicidi e viziati, genitori drogati e irresponsabili, ventenni morenti e rockstar piene di droga sino agli occhi. Bret Easton Ellis rimette mano ai tredici racconti in cui si componeva Acqua dal sole e offre a Gregor Jordan, qua alla sua quarta pellicola, un film che non riesce però a bucare lo schermo. Esattamente come nel caso della trasposizione di American Psycho interpretata da Christian Bale quel che manca è la velocità narrativo descrittiva di Ellis, irriproducibile o quasi all’interno di una pellicola dove a farla da padrone sono gli intrecci fatti di droghe e sesso di un manipolo di antieroi nel quale spiccano i volti noti e adulti di Winona Ryder, Billy Bob Thornton, Kim Basinger e di un già irriconoscibile Mickey Rourke, per la prima volta dopo “9 settimane e ½” a far da protagonista affianco alla ex signora Baldwin. Il prodotto di Jordan alla fine risulta una pellicola senza infamia né lode che non rende la giusta profondità narrativa a una raccolta di racconti che sulla carta erano slacciati gli uni dagli altri e che qui sono stati invece riscritti dallo stesso Ellis, con l’aiuto di Nicholas Jarecki, per poter far parte di un solo universo narrativo. Racconti che al contrario, e come spesso si conviene nel caso dello scrittore originario della ‘mela’, erano riusciti ancora una volta a dare un preciso spaccato della grande decadenza ‘made in USA’ che ha travolto dagli ‘80 in poi tutta o quasi la nostra cultura occidentale.
