L’insaziabile è il romanzo di un uomo e di una vita che involontariamente, ma inesorabilmente, precipitano nella perdizione. C’è un uomo «normale», Pietro, che un giorno, per caso e per non deludere un amico, scopre la roulette e l’emozione erotica che gli procura il gioco. Da quel momento la sua esistenza cambia. Pietro s’infila nel percorso infernale dei casinò, delle bische, dei salotti privati; affronta la delirante via crucis delle vincite, delle perdite, dei debiti, degli usurai, della violenza che gli usurai praticano o minacciano. E intanto il mondo crolla. Spinto dall’insaziabile fame di gioco e d’azzardo, l’irreprensibile Pietro diventa ingannatore e ladro, distrugge le basi della sua quieta esistenza, conosce i tribunali, viene ripudiato dai figli ed estromesso dalla famiglia. La cronaca, narrata in prima persona, scaturisce da un punto d’osservazione originale e inatteso: il «Centro di terapia» nel quale Pietro tenta di rinascere, di recuperare almeno un poco di quel tanto che ha perduto: l’amore della moglie e l’affetto dei figli. Nella commistione di passato e presente, fra personaggi bizzarri e canaglieschi, nel nodo delle pulsioni spaventose e mai spente, negli psicodrammi che pretendono di agire come vera e propria terapia, la vita nel «Centro» s’intreccia con la memoria bruciante dell’inferno, fino a delineare il tenue chiarore di un’alba che, scardinando una lunghissima notte, si offre forse come promessa e simbolo di vita nuova. Scritto con gli estri di una lingua nervosa e inventiva, tra leggerezza e molteplicità, L’insaziabile va al di là della «storia esemplare». Analizza una malattia così labirintica da diventare totale. È la malattia immutabile e incurabile della fragilità umana sospesa al filo delle illusioni e al miraggio ingannevole della felicità. Giocare fino a perdere la mappa, e perciò fino a perdersi, è cercare oscuramente il varco per arrivare a ciò che non saremo né avremo mai. Esiste malattia più ingegnosa e catastrofica? Ma come ogni altro morbo, anche questo richiede il balsamo della pietà. Anche questo vuole che qualcuno lo renda sopportabile parlandogli d’amore.
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Anno edizione:2008
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