L'avevo ordinato, ormai l'anno scorso, poco dopo aver letto un'intervista in merito con l'autore principale su un quotidiano. Perlomeno dall'intervista, non me l'aspettavo, però, così. Avevo inziato a leggerlo quasi subito, poi sospeso e infine ripreso poco tempo fa e completato, segnandomi anche vari passaggi. Io non sono un recensore e temendo di dilungarmi troppo cercherò di lasciar giusto poco più di qualche cenno. Affronta il mondo del vino cosiddetto naturale, ma, frnacamente, forse anche per colpa mia, dopo più di duecento pagg. non si capisce esattamente che cosa sia quel vino naturale. Nessuno, pare, riesca a codificarlo. Sarà davvero così buono e particolare e sbagliamo noi ad acquistare vino commerciale, anche se magari Biologico (sì, Biologico secondo Bruxelles, come scrive l'autore !) ? Curiosi anche gli accenni al cinema, all'inizio e un po' in tutto il libro, ma li ho trovati un po' fuori tema. Due capitoletti per cercare d'illustrare il termine "cultura" per i francesi... Sì, qualche spunto l'ho colto, ho segnato vari passaggi, qualche nome di produttore (anche se poi trovar quelle bottiglie non è facile), è senz'altro abbastanza interessante, ma non mi ha convinto appieno (o forse non l'ho capito del tutto io... Ma è colpa mia, o degli autori non chiari ?!) In ogni modo, merita una lettura
Insurrezione culturale. Per una nuova ecologia della cultura
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C'è un gesto culturale che vive nelle campagne. È un movimento della terra che smuove le vigne, rianima le piante, propone un nuovo gusto del terroir, fa tintinnare il vetro delle bottiglie sugli scaffali delle enoteche, fa tremare gli esperti dell'agro-industria. È il gesto culturale dei contadini e dei vignaioli naturali, che ha aperto uno squarcio attraverso il quale è passata una rivoluzione della vita, delle conoscenze, del gusto e soprattutto dei rapporti tra umani e natura. All'esperienza di questi agri-cultori dovrebbe guardare il mondo del cinema, dell'arte, dell'editoria se vuole cercare un terreno fertile sul quale rilanciare la propria vita, sterilizzata nei prodotti, nei consumi, nei mercati e nei gusti liberali. A loro dovrebbero guardare cineasti, artisti, scrittori e gli abitanti delle metropoli contemporanee, come a un'avanguardia gioiosa capace di ridarci speranza per lottare, reagire, immaginare di nuovo il senso della libertà intellettuale, etica, sociale... e anche gustativa!
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Anno edizione:2016
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