Quando si ha tutto, cosa volere di più? Un’avventura senza fine, un viaggio senza meta, la ricerca in senso assoluto, di se stessi. Shannon la nostra protagonista vive una realtà invidiabile, ha tutto e all’apparenza non desidera altro. Sconvolta da un grave incidente che ne preclude in maniera irreversibile il continuo della carriera da modella, il suo mondo sembra crollarle addosso. Palahniuk attacca non in maniera diretta, ma molto cinica la società che discrimina chi è diverso e lo fa dando vita ad un racconto spettacolare nella storia e nella struttura. Non esiste continuum cronologico, i repentini salti avanti ed indietro rendono la storia affascinante, un puzzle enigmatico da mettere insieme mantenendo i pezzi per non perdersi, ed in aggiunta, i nomi o gli alias dei tre personaggi principali cambiano, per giungere infine al termine della storia rimanendo spiazzati come un thriller psicologico.
Un romanzo con una notevole connotazione anticonvenzionale, la separazione dal tradizionale visto come obsoleto, dove la società ci soffoca con i suoi stereotipi di massa. La ricerca di identità intesa come unicità, estraniarsi dalla mediocrità dei cliché, dove la bellezza è potere, proprio come il denaro è potere, proprio come un pistola carica è potere, citando le parole dell’autore. Palahniuk condisce la storia con colpi ad effetto di assoluta genialità ed eccessive descrizioni anatomico-sessuali.
La fine della storia lascia spazio a più di un’interpretazione, così da non scontentare il lettore con una chiusura conforme e prestabilita.
Un romanzo che colpisce come un colpo di pistola in faccia.
