Io mi troverò

“Niente è perduto per sempre: gli affetti, le relazioni, se stessi” – è una verità che Kurt inizia a sperimentare nei mesi più travagliati della sua vita. Vent’anni e il Rolex al polso, figlio di un’agiata famiglia romana: padre xenofobo, frequentatore fin da giovane di movimenti dell’estrema destra; madre fragile, spesso vittima delle violenze fisiche del marito; sorella frequentatrice di centri sociali, in aperto contrasto con il fratello; una compagna spregiudicata e opportunista. Cresciuto a slogan e stereotipi, Kurt ammira il padre e gli obbedisce, eppure a un certo punto c’è qualcosa dentro di lui che inizia a vacillare: una crescente insoddisfazione per la vita di tutti i giorni – che non sa spiegarsi – scava un tunnel nella sua arroganza e nelle sue abitudini viziose. Udo, un ambulante nigeriano, è il grimaldello che faticosamente apre il suo cuore: incontri, imprevisti e incidenti, gradualmente abbassano la maschera del ragazzo e lo conducono a una scoperta sconcertante*,* mettendo in discussione tutto il suo passato. L’incontro con un rabbino e Hannah, un’anziana sopravvissuta ad Auschwitz, è l’occasione per avviare con loro un impegnativo dialogo alla scoperta di fatti e vissuti. Kurt ora deve decidere da che parte stare: il suo tormentato percorso interiore lo interroga sempre più nel profondo, deve scegliere se tornare il burattino di una volta o comportarsi da uomo libero e responsabile.