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Anno edizione: 2020
Anno edizione: 2021
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Vincitore del Premio Pulitzer per la poesia 1993
Nel New England di Louise Glück, l'estate è breve e ogni fiore ha la sua voce, dolce e discreta; la stessa della poetessa, che qui canta caducità ed eternità, bellezza e morte, cura e indifferenza.
«La poesia di Glück ha una vitalità tutta legata all'esperienza, personale e universale: miti, personaggi e topoi della cultura classica o biblica paiono illuminati da una luce soggettiva, e divengono veicolo per tonalità personalissime benché condivisibili. Una poesia assertiva, solida: come è solido e universale un mito di fronte al caos della vita» – Wired
«Nel giardino dell'iris selvatico la poetessa si aggira tra piante e fiori e le voci con cui interagisce sono svariate: l'effetto sorpresa è quello che Glück apprezza di più, "sentire sempre lo stesso suono di me stessa è una dannazione", ha dichiarato. Ed ecco che le voci si alternano, la giardiniera-poetessa, i fiori, Dio, il giardiniere per eccellenza, creatore del primo e indimenticato giardino dell'Eden, di cui tutti i giardini terrestri non sono altro che pallida imitazione, "quando la terra si appannò di petali"» – Alessandro Clericuzio, in Il regalo di una strana lucidità – L'Osservatore Romano
«Nelle cinquantaquattro poesie della raccolta "L'iris selvatico" (1992), la Glück ridona la parola alle piante e ai fiori coltivati nel giardino di casa nel Vermont, che d'altronde costituisce un piccolo specchio oscuro dell'Eden, il Primo Giardino» – Mario Andrea Rigoni, Corriere della Sera
È il tramonto e noi, a occhi aperti, guardiamo un giardino, verde e rigoglioso. Ascoltiamo il suono del vento che agita un campo di margherite. Osserviamo le foglie rosse di un acero: cadono persino in agosto, nel primo buio. Guardiamo laggiù: un bocciolo di rosa selvatica comincia a schiudersi, come un cuore protetto. Nel New England di Louise Glück, l'estate è breve e ogni fiore ha la sua voce, dolce e discreta; la stessa della poetessa, che qui canta caducità ed eternità, bellezza e morte, cura e indifferenza: il flusso del tempo che scorre, il flusso delle emozioni che scorrono sulla nostra pelle, in ogni giorno, in ogni attimo sfuggente della nostra vita.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Ho apprezzato molto questa silloge, ottimale per conoscere una grande autrice quale Louise Glück
Pur essendo un frequentatore sporadico della poesia contemporanea, ho apprezzato molto questa raccolta. Il giardino si fa specchio della creazione e il dialogo tra I fiori e l’autrice procede parallelamente a quello tra la stessa e Dio. La gioia per la bellezza delle forme dell’esistere nella primavera si accompagna al tormento per la dissoluzione che arriverà con la fine dell’estate. Il Creatore resta spesso silenzioso o non dà risposte esaustive, invita le creature a godere del momento, trovando una propria voce, scrivendo una storia che attiri la sua attenzione. I riferimenti materici alle flora del giardino si alternano alla tensione metafisica di liriche che assumono il nome di preghiere (mattutini e vespri), senza trascurare la sfera personale, fatta di legami familiari e ricordi intimi.
Così, per caso, sfogliando questa raccolta una poesia mi ha stregato. Delicata e struggente, profumata come il fiore che la interpreta. Non conoscevo nulla di questa poetessa, neanche che avesse vinto un Nobel. Forse non sono degna di poter esprimere la mia opinione su un’opera come questa, ma ci provo. Da un po’ di tempo sto cercando di avvicinarmi alla poesia per colmare le mie lacune letterarie, ma anche per conoscere meglio gli autori delle mie poesie preferite. La poesia è un viaggio intimo e personale, spesso la si sfiora da lontano senza mai attraversarla. Ho l’impressione che non sia molto apprezzata, forse perché troppo distante dalla nostra epoca così ipocrita e poco incline al sentimento. A volte ti vergogni a citarne una, anche solo per la paura di essere fraintesa o derisa. La raccolta ha il nome di un fiore che amo tantissimo e racconta l’estate di un giardino. La poetessa intitola ogni poesia a un fiore ed è il fiore a dialogare o a descrivere la scena, a parlarci. Il viaggio nell’estate e nei fiori è un profondo viaggio di vita. Con delicatezza e discrezione, Louise Glück ci racconta della bellezza, della cura, dell’indifferenza e anche della morte. Il flusso del tempo che scorre velocemente; la caducità dei fiori estivi come le emozioni che scorrono sulla nostra pelle. Nel giardino tutto ha un inizio e una fine, ma ogni stagione è eterna perché ciclica. Si ripete all’infinito. Il fiore che muore alla fine dell’estate, rinasce nella prossima. Si tratta solo di aspettare che il tempo faccia il suo corso. Madre Natura, madre di ogni cosa.
Recensioni
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