La Gainsbourg (attrice figlia d’arte dello chansonnier Serge Gainsbourg e dell’attrice Jane Birkin) si cimenta nella sua terza prova in studio come cantante, prodotta questa volta niente di meno che da Beck, autore di tutti i brani con l’unica eccezione di “Le chat du cafè des artistes” (cover di un brano scritto da Jean Pierre Ferland). IRM, in francese acronimo di Magnetic Resonance Imaging (con riferimento alle risonanze magnetiche cui la Gainsbourg si è dovuta sottoporre dal 2007, in seguito ad un incidente di sci nautico), è un album che nasce dall’incontro della cantante con Beck e che avrebbe dovuto essere nelle premesse il prodotto di un proficuo rapporto di collaborazione reciproca; in effetti ciò che ascoltiamo è invece una serie di 12 brani concepiti quasi esclusivamente dal musicista americano e di cui la Gainsbourg si ritrova ad essere semplice interprete, riuscendo raramente ad aggiungere qualcosa di personale al quadro già predefinito propostole. I due dettano insieme in “Heaven can wait”, primo singolo alternative-rock tratto dall’album; la voce della Gainsbourg si cimenta quindi in una variegata serie di brani tra cui risaltano le sfumature punk di “Trick Pony”, l’andamento blueseggiante di “Dandelion” e le ritmiche etniche di “Voyage”. IRM ha il merito di essere un album innovativo e sperimentale, capace di percorrere strade lontane dal tracciato della solita musica commerciale; Il suo limite, se di limite si può parlare, è nell’essere un album di Beck più che della Gainsbourg: grande merito al primo, un po’ meno alla seconda, la cui delicata vocalità si fa comunque apprezzare e che esce sicuramente molto arricchita professionalmente da questa collaborazione.
