L'isola sotto il mare

In questo romanzo scritto dalla scrittrice Allende, si raccontano le vicende della protagonista Zarité Sedella, soprannominata Tété. Vicende che si intrecciano a quelle di altri schiavi, per mostraci tutti gli aspetti dell'atrocità, delle violenze e delle brutalità che subiranno sulla loro pelle "nera". A tutto ciò, Zarité si opporrà, con il passare degli anni, sempre con più forza e coraggio, stringendo alleanze con gli altri personaggi del racconto, lasciandosi andare alle passioni. Essa vuole riscattare se stessa, non essere schiava ma padrona del proprio destino, emergere come dal fondo del mare, liberandosi da tutte le catene. Il destino che affida alla sua 'ézotile, una stella, che" brilla anche quando la notte è nuvolosa".

La trama è molto coinvolgente e lo stile dell'autrice non si smentisce. Il linguaggio non è per niente articolato. La storia si incentra sul periodo della schiavitù e delle sofferenze inflette dai bianchi, sulla forza delle donne magistralmente interpretata dalla protagonista, Zaritè, che nonostante tutto cerca sempre di risollevarsi e di andare avanti. Un libro emozionante che ti tiene incollato fino all'ultima pagina. Se non lo avete ancora letto è ora di farlo!

Ho letto "L'isola sotto il mare" dopo anni in cui non leggevo più nulla della Allende. Avevo un po' perso l'abitudine al suo stile e alle sue particolarissime caratterizzazioni dei personaggi, perciò temevo di sentirmi "arrugginita" nel cominciare questo libro. Invece, ho trovato che sia assolutamente uno dei più scorrevoli e maturi che abbia mai scritto - pur continuando a preferirne forse uno o due altri. La storia è veramente chiarissima, ragionata nei minimi dettagli, assolutamente credibile e realistic in tutti gli spazi e i tempi che sceglie. Oltre a questo, c'è spazio per tantissimi personaggi, sia maschili che (com'è tipico dell'autrice) femminili, dalle personalità sempre curiose e controverse. Lineari a modo loro e soltanto loro, ecco. Per quanto riguarda la trama, è veramente impossibile non lasciarsi coinvolgere e non desiderare di viaggiare ancora qua e là, di entrare un'altra volta in quella stanza, di sentire due personaggi dialogare di nuovo, e così via. All'inizio disturba un po' il continuo passaggio da un filo conduttore all'altro, perché addirittura è ciascuno così intrigante da far pensare che non si vorrebbe più cambiare ambientazione. Poi, invece, ci si affeziona veramente a ogni singola scena e sfumatura, a ogni passaggio, a ogni cambiamento. Si rimane col fiato sospeso fino alla fine, immersi in un mondo fatto di tantissimi odori, sapori e gesti, che non smette mai di incantare e di narrare qualcosa di delicatissimo e di inebriante, fino a un epilogo assolutamente degno dell'intera storia.