Il lato positivo

Credo che il mio errore, sicuramente, sia stato quello di ricercare il libro dopo aver visto e rivisto, oltre che adorato, il film . A mia discolpa, ero assolutamente convinta che la filosofia di base del film, trascritta avrebbe reso ancora di più . Il “lato positivo” o comunque lo sforzo del personaggio di migliorarsi, viene ripetuto più volte con le stesse frasi e quindi l’autore non riesce a dare, secondo il mio punto di vista, il vero senso del percorso di autoformazione che Pat sta affrontando. La storia viene rallentata e resa quasi noiosa da diversi ( io direi troppi ) capitoli che parlano di football americano ( anche in questo ci sono diverse ripetizioni ). Nel film fortunatamente queste parti vengono alleggerite. Capisco l’importanza di questi momenti, poiché è l’unico legame con il padre, ma eccedere come sempre non porto ad ottimi risultati. Inoltre, la parte del duro allenamento per la famosa gara di ballo con Tiffany viene riassunta con breve flash in 4/5 pagine definite dallo stesso protagonista che parla in prima persona “un montaggio del suo mini film per non annoiare il lettore”. La carrellata di immagini che dimostrano il duro lavoro di Pat avviene anche nel film, ma è chiaro che ha un altro impatto sul telespettatore. Nel libro, invece, avrei preferito che venisse sottolineato la fatica e l’importanza per Pat di poter finalmente risentire e semmai ricongiungersi alla moglie.

Una storia che inneggia all’ottimismo smodato, del tipo che resiste ad ogni colpo negativo, e un protagonista disastrato che non si riesce a non amare. Lo stile scorrevole e allegro di Quick lo rendono leggero senza mai scadere nel superficiale, tant’è che si legge d’un fiato (un week-end) e si chiude l’ultima pagina con quel velo di tristezza di quando si deve lasciar andare un amico a cui si è affezionati. Il film è parimenti bello, ma il libro resta un vero manifesto all’ottimismo e alla speranza.