Abbiamo a che fare con un drammatico scorcio di vita narrato dagli occhi di una bambina di dieci anni, magistralmente descritto dalla penna di Marzia Polacco. Un grande insegnamento che porta alla riflessione intorno al fatto che gli accadimenti della vita non sono del tutto casuali e influenzano le nostre scelte e, più in generale, tutta la nostra esistenza. Sarai ciò che hai seminato, te o chi per te, sembra dire Marzia che, qui al suo esordio, sembra essere tutto fuorché un'esordiente. Gli ingredienti ci sono tutti: ritmo narrativo sostenuto (a tratti assume addirittura sembianze noir), abili scelte di figure retoriche con le quali l'autrice pare giocare con l'abilità di chi ne è veterano, terminologia ricercata e mai banale. Completa la ricetta una denuncia sociale, gridata fra i denti, di vite alla deriva dove a furia di tacere si innescano bombe a orologeria che puntualmente scoppiano. È quindi da non sottovalutare anche il profondo contenuto etico della storia. Un libro che ho letto tutto d'un fiato, perché la storia appasiona e è molto ben narrata.
Lei era il nome. Ediz. integrale
È l’estate del 1979. Sancia ha dieci anni. È un’infanzia complicata la sua, alla continua ricerca di affetto e attenzioni, che invece le sono continuamente negate da una madre nevrotica e da un padre assente. Eppure il suo amore incondizionato si trova spesso a fare i conti con una rabbia e un risentimento che non è in grado di gestire da sola. Perché è così che si sente Sancia. Sola. Ma la sua esistenza scorre ormai su binari collaudati: sa come resistere agli sbalzi di umore della madre e come sopportare l’indifferenza del padre. Degli altri non si preoccupa, può benissimo farne a meno. Sarà una vacanza in Puglia a scombinare le carte: nella casa dei nonni paterni, affollata da parenti egoisti e grotteschi, Sancia assisterà allo sgretolamento di quel castello di certezze in cui si è barricata per sopravvivere all’angoscia. Fra segreti origliati e avvenimenti imprevisti, vedrà trasformarsi in realtà molte delle sue ossessioni. È la stessa Sancia a raccontarci di quell’estate, una Sancia ormai adulta, e lo fa con una voce potente, a tratti ironica, ma mai lontana dalla verità dei sentimenti. Un romanzo di formazione che affida agli occhi dolenti di una bambina la testimonianza delle incoerenze e dell’incomunicabilità che popolano come spettri il mondo degli adulti.
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Anno edizione:2016
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