Torquato Tasso è interprete fedele della crisi del proprio tempo storico: la sua prosa, ancora impregnata della normativa retorico-accademica, ormai però al tramonto, spinge inevitabilmente verso l'artificioso, il preziosismo, verso l'eleganza formale, prelude al vagheggiamento quasi di una classicità nuova che concili realismo e idealismo, il regolismo razionale con l'irrazionale. Il suo epistolario non poteva che essere lo specchio fedele di questo equilibrio instabile e proprio il lessico è la chiave di volta dell'intera impalcatura: i latinismi, i vocaboli della tradizione aulica (contro la miseria dei termini popolari) testimoniano lo sforzo di conferire dignità letteraria al mezzo (la lettera) che doveva veicolare socialmente la sua immagine. Ma il solo lessico non poteva bastare; il suo malessere psichico ha bisogno di esprimersi in schemi retorici che inviluppino il lettore (destinatario privato e pubblico), coi quali possa giustificare i propri comportamenti e le proprie scelte, coi quali possa difendersi e commuovere.
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Anno edizione:2018
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In commercio dal:18 aprile 2018
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