Lettere di un prigioniero di guerra, mio padre
Pagine e pagine scritte, lettere mai spedite o mai recapitate a destinazione. Nelle lettere a casa e nei taccuini dei soldati emergeva spesso la considerazione che alla fine della guerra le persone non sarebbero state più le stesse. Ed i reduci, a distanza di tempo, non si riconoscevano più in ciò che erano stati, in sostanza, strumenti di morte in un mondo di macchine, tecnologia, fango, di cui non trovavano un ordine ed un senso. Lo scrivere era un modo per sfogare l'angoscia sulla carta. Molti scrivevano nei diari i propri ricordi di vita passata, storie struggenti, frasi d'amore, desideri repressi, speranze ormai vane.
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Anno edizione:2016
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In commercio dal:1 gennaio 2016
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