Attore inglese. Preferisce il palcoscenico a un futuro da architetto e si afferma a teatro secondo la più solida tradizione drammaturgica inglese di sobrietà e misura. Dai primi anni '30 comincia ad apparire sugli schermi in patria e, senza doti di prestanza fisica su cui far leva, comincia a lavorare su una maschera più interiorizzata e sofferta che culmina nei cupi riflessi di morte del terrorista irlandese braccato in Il fuggiasco (1947) di C. Reed. Chiamato a Hollywood, mostra di saper reggere i virtuosistici toni melodrammatici di Pandora (1950) di A. Lewin, al fianco di una lussureggiante A. Gardner, e si cimenta in complesse personalità maschili, dal risoluto feldmaresciallo nazista di Rommel, la volpe del deserto (1951) di H. Hathaway, al Bruto uccisore del proprio benefattore di Giulio Cesare (1953) di J.L. Mankiewicz. La maturità lo porta poi a strutturare ancor più le psicologie e le contraddizioni di personaggi spesso infelici come il marito fallito di È nata una stella (1954) di G. Cukor, oppure il padre di famiglia devastato da droghe taumaturgiche di Dietro lo specchio (1956) di N. Ray e soprattutto, sotto il genio di S. Kubrick, l'intellettuale votato all'autodistruzione di Lolita (1962). Le molte pellicole successive, oltre 140 i film della sua carriera, lo mostrano padrone della scena, a volte più sui toni distaccati, retaggio della scuola inglese, altre sui prediletti caratteri tormentati. Interpreta fra gli altri la spia Smiley, creata dallo scrittore J. Le Carré, in Chiamata per il morto (1967) di S. Lumet, ancora un ufficiale tedesco in La croce di ferro (1977) di S. Peckinpah e il cinico avvocato avversario dell'eroe P. Newman in Il verdetto (1982) sempre di Lumet. Il suo ultimo film è Assisi Underground (1984) di A. Ramati.