"Propr. M. Columcille Gerard G., attore e regista statunitense. Cresciuto in Australia, ne prende volutamente l'accento, caratteristica che ancora lo contraddistingue. Studia recitazione a Sydney e debutta al cinema nel 1976 in Summer City (Città d'estate) di C. Fraser. Nel 1979 ottiene un inatteso successo interpretando il giustiziere Mad Max nell'apocalittico Interceptor di G. Miller, ruolo che ricoprirà anche nei due successivi sequel del film. L'incontro con il regista P. Weir gli regala due personaggi complessi: il giovane atleta/soldato di Gli anni spezzati (1981) e il giornalista di Un anno vissuto pericolosamente (1982). Nel 1984 sbarca a Hollywood nei panni del ribelle Christian Fletcher in Il Bounty di R. Donaldson e da allora la sua ascesa è inarrestabile. Scatenato poliziotto nella serie Arma letale (1987) di R. Donner, è un tormentato Amleto nella versione di F. Zeffirelli del 1990 e un romantico pilota in Amore per sempre (1992) di S. Miner. Quasi a voler dimostrare di valere più del suo aspetto fisico (prestante con lineamenti regolari e brillanti occhi blu), nel 1993 si cimenta anche con la regia di L'uomo senza volto, in cui impersona un insegnante con il viso deturpato. Il suo coraggioso sforzo successivo, regia, produzione e interpretazione dell'epico Braveheart - Cuore impavido (1995), è ricompensato da due Oscar. Saldamente nella lista degli attori più potenti (e più sexy) di Hollywood, spazia dal cinico humour di Payback - La rivincita di Porter (1998) di B. Helgeland, all'ambiguità di The Million Dollar Hotel (2000) di W. Wenders, al neo-romanticismo di What Women Want (2001) di N. Meyers. Nel 2002 è di nuovo sullo schermo con due film che confermano il suo talento e la sua versatilità: in We Were Soldiers di R. Wallace è un ufficiale americano impegnato in una delle più cruente battaglie della guerra del Vietnam, mentre in Signs di M.N. Shyamalan è un ex sacerdote che ha perso la fede dopo la morte della moglie e che si trova a dover affrontare strane manifestazioni di presenze extraterrestri. Nel 2004 sorprende pubblico e critica con la messinscena cruda e violentissima di La passione di Cristo, inatteso successo planetario al box office, ma anche fonte di infinite polemiche fra chi lo accusa di antisemitismo o di nostalgia per il cattolicesimo preconciliare e chi invece ne loda il rigoroso realismo e la puntigliosa fedeltà ai Vangeli. Reazioni contrastanti sono suscitate anche dal successivo Apocalypto (2006), in lingua maya con sottotitoli, sul collasso della civiltà maya a causa dei conflitti interni poco prima dell'arrivo dei conquistadores; G. porta avanti, così, il suo cinema violento e sanguinario, dal forte impatto visivo."