(Trieste 1800 - Padova 1865) ebraista italiano, noto anche come Shadal dalle iniziali ebraiche del nome. Dal 1829 alla morte fu professore al Collegio rabbinico di Padova. Si dedicò agli studi di lingua e letteratura ebraica, che rinnovò attraverso l’impiego dei metodi della moderna critica scientifica. Già nel 1815, giovanissimo, aveva pubblicato una raccolta di versi in ebraico, Arpa soave. Tra le sue opere principali, una Grammatica ebraica, commenti a diversi libri della Bibbia e uno studio sulla poesia ebraica in Italia nel medioevo. La sua traduzione del Pentateuco fece testo per oltre un secolo. Lasciò un ricco epistolario ebraico, italiano, francese e latino, di notevole interesse filologico e religioso, che testimonia la sua statura di livello europeo nella «scienza del giudaismo». La sua mentalità illuministica, benché credente, lo mise in contrasto con le tendenze mistiche di E. Benamozegh.