(Montpellier 1899 - Bar-sur-Loup 1988) poeta francese. Alla sua prima raccolta di versi e prose, Dodici piccoli scritti (Douze petits écrits, 1926), seguirono Il partito preso delle cose (Le parti pris des choses, 1942), forse la sua opera più nota, e Cristalli naturali (Des cristaux naturels, 1950), opere poi riunite nel volume La grande raccolta (Le grand recueil, 1961), seguito da una Nuova raccolta (Nouveau recueil, 1967). In Dieci corsi sul metodo (Dix-cours sur la méthode, 1946) e soprattutto nel saggio dedicato a Malherbe (1965) espose i principi della propria poetica del «partito preso delle cose» come pratica di rifondazione di un linguaggio aderente alla realtà oggettuale. P. ha scelto l’oggetto; l’uomo può solo osservare e descrivere con lucidità la cosa in se stessa, nella sua essenza fenomenologica, senza deviazioni liriche. Dalle sue osservazioni pazienti e attente, costantemente volte a rilevare l’autonoma realtà degli oggetti e i loro significati (celebre è in questo senso Il sapone, Le savon, 1967), scaturisce una specie di materialistica fenomenologia della natura, razionalmente interpretata. Imposta all’attenzione del pubblico, nell’immediato dopoguerra, da J. Paulhan, M. Blanchot, J.-P. Sartre e A. Camus, la poesia di P. ha svolto un ruolo importante nelle origini del «nouveau roman». Tra le sue ultime opere, Pratiche di scrittura o L’incompiuto (Pratiques d’écriture ou L’inachèvement perpetuel, 1984). Una Nuova nuova raccolta (Nouveau nouveau recueil, postumo, 1992) comprende tutte le opere non presenti nelle precedenti raccolte.