Tra gli appassionati è considerato il più importante giornalista sportivo italiano.
Gioânnbrerafucarlo (divertito, si firmava spesso così), a quattordici anni si trasferisce a Milano dalla sorella; qui frequenta il liceo e si allena nelle squadre giovanili del Milan con risultati promettenti. Il calcio, però, porta Brera a trascurare la scuola; il padre così gli impone di ritrasferisi a Pavia per completare gli studi.
Nel 1940 frequenta Scienze politiche a Pavia. Allo scoppio della seconda guerra mondiale è costretto ad arruolarsi; diventa prima ufficiale e poi paracadutista.
Durante questi anni ha la possibilità di maturare professionalmente: viene chiamato per alcune collaborazioni giornalistiche presso il Popolo d'Italia e il Resto del Carlino; vive l'esperienza non senza disagio poiché si trattava di testate controllate dal regime fascista e lui, invece, aveva da sempre manifestato idee antifasciste.
Dopo la laurea parte per Roma e diventa redattore capo della rivista Folgore,
Intanto, prende parte attivamente alla Resistenza in cui si alternano periodi di clandestinità.
Nel 1945, a guerra finita, riprende l'attività di giornalista per la Gazzetta dello Sport e per questo quotidiano Brera organizza il Giro d'Italia di ciclismo
Negli anni scrive anche per Il Giorno, per Il Giornale nuovo, per la Repubblica.
Muore in un incidente automobilistico, sulla strada tra Codogno e Casalpusterlengo, nel 1992.
Gianni Brera è ancora oggi ricordato per aver coniato neologismi entrati ormai nel linguaggio comune. Celebri anche i nomi di battaglia che affibbia a molti protagonisti del calcio italiano.