Julia Kristeva, nata in Bulgaria, vive e lavora in Francia dal 1966. Saggista e psicoanalista, è professoressa emerita all’Université Paris-VII Diderot e membro della Società psicoanalitica di Parigi. È professoressa honoris causa nelle numerose università del mondo in cui ha insegnato. Ha aderito al gruppo di «Tel Quel», aprendo il proprio lavoro di analisi delle opere letterarie alle sollecitazioni della semiotica, della psicoanalisi, del marxismo e della filosofia derridiana (→ Derrida): Semeiotik. Ricerche per una semanalisi (Semeiotiké, recherches pour une sémanalyse, 1969), La rivoluzione del linguaggio poetico (La révolution du langage poétique, 1974), La traversata dei segni (La traversée des signes, 1975). Negli anni successivi i suoi interessi si sono rivolti prevalentemente alla psicoanalisi: Storie d’amore (Histoires d’amour, 1983), In principio era l’amore: psicanalisi e fede (Au commencement était l’amour: psychanalyse et foi, 1985), Sole nero. Depressione e melanconia (Soleil noir. Dépression et mélancolie, 1987). Una importante trilogia è dedicata al genio femminile: Hanna Arendt. La vita, le parole (Le génie féminin. Hannah Arendt, 1999), Melanie Klein: la madre, la follia (Le génie féminin. Melanie Klein, 2000), Colette. Vita di una donna (Le génie féminin. Colette, 2002). Tra le altre opere recenti si segnalano Il rischio del pensare (Au risque de la pensée, 2001), Il bisogno di credere (Cet incroyable besoin de croire, 2007), Il loro sguardo buca le nostre ombre (Leur regarde perce nos ombres, 2011), Stranieri a noi stessi (2014); Del matrimonio considerato come un’arte (con Philippe Sollers, 2015); La vita, altrove (2017), Simone de Beauvoir. La rivoluzione del femminile (2018). La K. è autrice anche di romanzi: I Samurai (Les Samouraïs, 1990), La donna decapitata (Possessions, 1996).