(Missenträsk 1923 - Umeå, Västerbotten, 2004) scrittrice svedese. Dopo un esordio dominato dal tradizionale interesse scandinavo per i temi della vita quotidiana, ha approfondito il rapporto tra l’individuo e la società contemporanea (L’uccello della pioggia, 1958; Portare il vischio, 1960, nt). Successivamente ha accentuato il suo impegno politico: un viaggio nell’Africa del Sud le ha suggerito una nitida ed efficace denuncia antirazzistica (Io e mio figlio, 1961; Cinque diamanti, 1964), mentre Miniera (1965) e Colloqui ad Hanoi (1966, nt) sono due inchieste, rispettivamente sulle condizioni dei minatori della Svezia settentrionale e sul conflitto vietnamita. Dopo il lungo periodo di attività politica, la L. è tornata alla letteratura, con un ciclo di cinque romanzi dedicati alla propria terra, la Botnia occidentale (Il tuo servo ascolta, 1977, nt; Figlio dell’ira, 1979, nt; La pietra di Nabot, 1981, nt; L’uomo meraviglioso, 1983, nt; La corona di ferro, 1985, nt), in cui la scrittrice dimostra, oltre a notevole forza narrativa, grande capacità di ricostruzione storica e di descrizione etnografica (raccontando speranze, usi e costumi, destini, vicende, delle isolate genti del Nord, nel tardo Ottocento). Nel 1987 ha pubblicato il volume di saggi E l’albero rispose (nt). I suoi ultimi romanzi sono La radice della vita (1996, nt), Il minuto dell’innocenza (1999, nt), Corpo e anima (2003, nt).