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Anno edizione: 2013
Anno edizione: 2011
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Quando l'anziano regista israeliano Yair Moses viene invitato a Santiago de Compostela per una retrospettiva dei suoi film, non sa che dovrà fare i conti con un fantasma del passato: Shaul Trigano, suo ex amico e sceneggiatore, che ora vuole metterlo con le spalle al muro, obbligandolo a portare a termine ciò che era stato interrotto e sembrava perduto. Un romanzo misterioso e profondo. Una vertiginosa meditazione sulla creazione, sulla memoria, sul perdono.
«Un complesso e insolito romanzo, colmo di stupore ma anche di dolcezza» – Elena Loewenthal, Tuttolibri
Indebolito dall'età nel fisico ma non nello spirito, Yair Moses è un regista israeliano invitato a Santiago per una retrospettiva sui suoi film. Lo accompagna Ruth, protagonista di gran parte delle sue pellicole, di volta in volta definita "compagna", "musa", "personaggio". Ad accoglierlo, però, vi saranno alcune sorprese: la rassegna è organizzata da un religioso appassionato di cinema e si concentra sui suoi primi titoli, pellicole cosi datate che lo stesso regista fatica a ricordarne il contenuto (facendo assomigliare le proiezioni a stranianti viaggi nella memoria, a metà tra la seduta psicanalitica e la confessione religiosa). Inoltre nella stanza d'albergo è appeso un quadro che lo turba profondamente: una versione del celebre tema iconologico della "carità romana" in cui la giovane Pero allatta il padre Cimone, chiuso in carcere e condannato a morire di fame. Il dipinto ricorda al regista una scena simile che sarebbe dovuta apparire in uno dei suoi film. Ruth, però, si era rifiutata di girarla: l'avallo di Moses alla decisione dell'attrice aveva causato la loro rottura con lo sceneggiatore, Shaul Trigano, la mente creativa alla base dei loro successi (e all'epoca compagno della donna). Una rottura tanto dolorosa quanto irrimediabile. Almeno fino ad oggi: Moses scopre che dietro l'organizzazione della rassegna c'è proprio Trigano.
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e se il finale (che non rivelerò) no fosse reale ma un sogno del protagonista che non si è ancora risvegliato dalla sua siesta farmacologica e che proietta sul suo schermo onirico una suggestione letteraria risvegliata da quel monumento madrileno di Plaza de Espana e in cui riversa tutto il suo incompiuto: una finale di film negato, una creatività interrotta, l'inevitabile discostarsi dall'autenticità dell'opera artistica, il bisogno di riannodare le radici culturali perdute dallo strappo della storia verso il multietnico e apolide popolo ebraico, la rassicurazione di poter sopravvivere alle insidie della vecchiaia, di sopravvivere forse anche a un amore mai realizzato.
Caritas Romana è uno dei soggetti più affascinanti e ricorrenti della storia dell'arte, ed è il fulcro di questo strano romanzo. Il protagonista Yair Moses è la trasposizione dell'autore stesso, la retrospettiva di cui si parla nel libro è la sua memoria. Molti gli argomenti trattati, dalla fede all'arte, passando per la guerra, il cinema, l'amore. Yehoshua vaga tra ricordi e fantasie aprendo parentesi che in gran parte rimarranno aperte.
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