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Questo libro racconta la storia di un luogo, delle persone che lo hanno creato e popolato, e della città di cui esso è entrato a far parte. La città è Roma, la Roma dell'occupazione tedesca e delle Fosse Ardeatine, della stazione Termini e dei suoi «sciuscià», di una disperante marginalità che si apre via via, contraddittoriamente, alla speranza dell'integrazione e del riscatto sociale. Il luogo è il «Borgo Ragazzi di don Bosco», un insediamento creato nella periferia urbana dai Salesiani nel dopoguerra come osservatorio sulle trasformazioni metropolitane e come concreto esempio di intervento verso l'infanzia e l'adolescenza marginale. Le persone sono coloro che da ragazzi furono titolari di quell'esperienza, e insieme con loro gli operatori e i preti che l'animarono: gli attori di un esperimento sociale continuamente chiamato a rimettersi in discussione e a riaggiornare i propri obiettivi. Protagonista, su tutti, è la memoria; la storia di quell'istituzione e di quel progetto educativo viene infatti ricostruita attraverso la testimonianza orale di coloro che ne furono coinvolti.Curata dal Circolo Gianni Bosio di Roma e coordinata da Alessandro Portelli, la ricerca rappresenta anche l'occasione di un inedito incontro fra due diverse realtà associative, dotate di differenti storie culturali: una struttura «di movimento», che ha per scopo la preservazione e lo studio della memoria delle classi subalterne da una parte; e un'istituzione del solidarismo cattolico, concretamente impegnata nell'intervento sociale e nel proselitismo religioso dall'altra.Se ne ricava un insolito punto di vista sulla Roma di quei decenni: il retroterra sociale e biografico conferisce spessore alle emozioni e alla soggettivitità dei protagonisti; e d'altro canto il loro racconto dà conto dei tratti e delle dissonanze della modernizzazione, nonché delle trasformazioni profonde conosciute dalle borgate nei decenni successivi, sotto la pressione incombente delle nuove forme di consumo materiale e culturale.
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