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Titolo originale: After This (2006) Scrittrice americana di origini irlandesi, Alice McDermott è assurta a notorietà nel 1998, quando ha vinto il National Book Award per Charming Billy, battendo al fotofinish Tom Wolfe, autore glamour di quei tempi. Strana vittoria perché l’intimismo di McDermott stride con l’ America di fine millenio incline alla ricchezza insistita e al trionfo dell’apparenza . A distanza di otto anni (la prima pubblicazione di Dopo tutto questo è del 2006), McDermott continua a ambientare i suoi romanzi nei modesti sobborghi di Long Island, abitati prevalentemente dai discendenti di emigrati irlandesi. Ma le radici irlandesi della famiglia Keane, protagonista del romanzo, interessano relativamente poco l’autrice – come lei stessa ha affermato in un’intervista, i suoi romanzi si focalizzano sulla sua cultura di origine solo perché è quella che conosce meglio. Quello che le interessa davvero è la famiglia : l'ordinarietà della vita dei Keane sull'arco di un ventennio ( più o meno dalla fine della seconda guerra mondiale all'inizio di quella del Vietnam). Gioe e dolori di due genitori, Mary e John, della modesta borghesia di provincia, e quattro figli: la nascita in casa dell'ultima figlia, le intemperanze di Michael, il secondo, che contrastano con la tranquilla debolezza del primo figlio, Jacob, la graduale e naturale diaspora famigliare quando i ragazzi crescono, il rapporto con Pauline, l'amica zitella di Mary. Più che ad un romanzo compiuto, siamo di fronte ad un album fotografico , dove le fotografie sono in ordine cronologico, ma alcune sono deliberatamente omesse. Questa poetica dell’omissione è forse la caratteristica più interessante di McDermott. Nel suo minimalismo, vicino alla poesia, la scrittrice non ritiene di doverci narrare alcuni passaggi , per quanto non irrilevanti – la morte in Vietnam del primo figlio è un esempio eclatante - ma lascia al flusso delle parole, scelte con grande cura, la capacità di farci intuire ciò che manca, di emozionarci e, a volte, di commuoverci. In alcuni casi “come andrà a finire” ci viene sapientemente anticipato tra le righe, senza ulteriori spiegazioni, e questo deve bastarci per capire l’imperscrutabilità del destino degli esseri umani. La foto di gruppo è una lunga (fin troppo) descrizione di poche ore passate sulla spiaggia battuta dal vento, quando i bimbi sono ancora piccoli, ma ben distinguibili nei tratti caratteriali. Poi la scrittrice sposta l'obbiettivo su ciascuno dei figli : la loro storia, negli anni, avrà del prevedibile (nel caso dei due figli maschi) e dell’imprevedibile (nel caso delle due ragazze). Tra tutti i momenti, mi ha soprattutto colpito quello in cui Jacob, diciannovenne e sorteggiato per il Vietnam, preleva sua sorella a scuola – con un sotterfugio- per farle fare un giro in macchina nella cittadina che li ha visti crescere – un amarcord per dirle addio. Un formidabile esercizio di anti-retorica e di levità, in una situazione potenzialmente strappa-lacrime. vera (www.panchinedimilano.com)
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