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Anno edizione: 1994
Anno edizione: 2012
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Tutto piace di ciò che ha scritto Camilleri. Trama, ambientazione, personaggi, affabulazione, in un linguaggio solo apparentemente difficile e “straniero”. In realtà un linguaggio sciolto, scorrevole ed incisivo con le sue espressioni dialettali.
La stagione della caccia è un romanzo pubblicato nel 1992 e seppur non rientrante nel filone che ha per protagonista Montalbano dovrebbe, a parere dello scrivente, essere collocato tra le vette letterarie di Andrea Camilleri. Un'opera sopraffina che affascina fino all'ultima pagina e che trae ispirazione a detta dello stesso autore da: l'Inchiesta sulle condizioni sociali ed economiche della Sicilia (1875-1876). La trama narra di strane morti che colpiscono i componenti di un'altolocata famiglia di Vigata, località di fantasia in cui sono ambientati tantissimi romanzi di Camilleri, per la causa delle cui morti nessuno si fa nascere alcun sospetto... Una storia dalla trama semplice eppur geniale, mi ha rimandato il pensiero allo stile di una Agatha Christie in salsa trinacriana, ambientato in una Sicilia del XIX° secolo appena dopo l'unità d'Italia, una lettura piacevolissima che mi ha fatto sentire a mio agio nel leggere. La stagione della caccia è divertente, ammaliante, sottile, acuto nell'ingegnosità, di facile comprensione, ironico e avvilente nel drammatico finale, un finale in cui non c'è pentimento, non c'è perdono, ma per cosa poi? Vi invito a leggerlo e fare le vostre considerazioni. Mentre mi addentravo nella lettura di questo libro mi sono posto il dubbio se Camilleri abbia ideato una nuova lingua letteraria, il Camillerese come dice una mia cara amica, un dialetto siculo ma riadattato e personalizzato. Potrebbe essere Camilleri il nuovo Dante della Sicilia? Ai posteri l'ardua sentenza diceva il Manzoni. Buona lettura a tutti. Syd
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