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Anno edizione: 2009
Anno edizione: 2013
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Un aereo sorvola l'arcipelago indonesiano, quando è costretto a un amaraggio di fortuna. I suoi passeggeri, sopravvissuti al disastro, divengono prigionieri di un'isola esotica e insidiosa. Dominata dal desiderio comune di evadere e ritornare al mondo civilizzato, la pittoresca combriccola - composta da infermiere, ostetriche, taglialegna, medici e personale di bordo - dá vita a una nuova società, fatta di ruoli e convenzioni. Ben presto però qualcuno inizierà a domandarsi se davvero quella in cui vivono è da considerarsi prigionia. Del resto, sono profughi immersi in mondo idilliaco, lontani da qualsiasi frenesia, dagli obblighi e dalle ansie della vita che tutti loro vivevano fino a poco tempo prima. Un racconto leggero sulla fuga da una vita impegnata. Una fuga non voluta, forse, eppure molto simile a una benedizione. Divertente e spensierato, un libro leggero e al tempo stesso riflessivo, il linea con lo stile di Arto Paasilinna, che ti concede di godere di una bella storia e poi, se il lettore accetta, di soffermarti a riflettere.
Paasilinna affronta in questo libro uno dei suoi temi preferiti ossia la fuga dalla civiltà in una natura che può sembrare terribile ma in realtà è molto più accogliente della nostra abitudinaria e noiosa routine. Questa volta i suoi sempre strampalati personaggi, dopo un incidente aereo, approdano su un’isola deserta tropicale bellissima ma devono ingegnarsi per sopravvivere. E quale ingegno se addirittura realizzano una perfetta società socialista senza neppure l’aiuto della repressione della polizia! Un libro molto divertente con alcune trovate assolutamente irresistibili anche se è meno brillante e più scontato di altri suoi romanzi.
Se non fosse che il libro è stato scritto nell’ormai lontano 1974, Prigionieri del paradiso sarebbe la perfetta parodia di Lost. Dopo sei stagioni di serie televisiva, un finale che ha lasciato molti fan delusi e perplessi, analisi filosofiche, sociologiche e semiologiche, leggere dell’ennesimo calcio in faccia alla civiltà da parte (loro malgrado) degli stralunati personaggi dello scrittore finlandese è un ottimo antidoto alle cerebrali vicende degli scampati al volo 815. Che i protagonisti del romanzo siano uomini e donne del nord Europa fa la differenza: 48 tra medici, ostetriche, infermiere e tagliaboschi finlandesi e svedesi in volo verso l’India per una missione umanitaria sopravvivono ad un incidente aereo e affrontano la riorganizzazione della propria vita su un’isola corallina nell’arcipelago indonesiano. Algidi, dal carattere grigio, scarsi quanto a fantasia e luterani convinti (quasi tutti, non manca un tagliaboschi comunista e ateo), ma estremamente pragmatici, a contatto con la natura e liberi da ogni convenzione e convenienza borghese e civile, gli improbabili eroi di Paasilinna sapranno ritrovare la dimensione “dionisiaca” dell’esistenza: non solo le spirali che dovevano servire al controllo delle nascite in India verranno utilizzate dalle donne giovani del gruppo per dedicarsi con spensieratezza alle gioie del sesso, senza incorrere in effetti collaterali imbarazzanti, ma i bravi finnici riusciranno perfino a mettere in piedi una distilleria di tutto rispetto. Certo, non mancano le difficoltà e i momenti di tensione: la scoperta di una certa quantità di cibo nella carlinga dell’aereo genera una vera e propria messa in scena dell’homo homini lupus hobbesiano, ma alla fine sembrano prevalere il buon senso e l’istinto della comunità; la natura, benigna nel concedere i propri frutti, si può rivelare improvvisamente distruttrice con uragani e piogge torrenziali; dormire per mesi sulla sabbia umida spinge qualcuno dei naufraghi a progettare e costruire capanne e palafitte; persino una gravidanza indesiderata frutto di una romantica notte d’amore nonché un dramma della gelosia procureranno non pochi grattacapi alla comunità. Ma la vera scoperta sarà di natura politica: i 48 novelli Robinson hanno creato l’autentico socialismo. Sanità gratuita e garantita, niente proprietà privata, beni in comune, lavoro e riposo equamente distribuiti tra tutti: l’autentica paradiso in terra. Forse anche per questo, quando la prospettiva di tornare alla civiltà si sta concretizzando, qualcuno comincia ad avere dei dubbi: perché rientrare? perché abbandonare un’esistenza finalmente autentica, all’insegna della cooperazione, fatta solo dei beni primari? Lascio la conclusione al lettore, e comunque Paasilinna ha pochi dubbi: la civiltà è essenzialmente violenza, anche quando si presenta sotto le vesti del comfort, di un pacchetto di sigarette o di un buon cognac…
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