(Le Havre 1601 - Parigi 1667) drammaturgo francese. Fratello di Madeleine de Scudéry, esordì nella letteratura con un’ode in onore di Théophile de Viau. Frequentatore assiduo dell’Hôtel de Rambouillet, nel 1637 intervenne nella querelle du Cid, rivolgendo critiche violente a P. Corneille. Poeta di gusto barocco, imitatore di Théophile de Viau, H. d’Urfé e G. Marino, descrisse delicati paesaggi preromantici e lasciò prove di raffinato virtuosismo nel poema epico Alarico o Roma vinta (Alaric ou Rome vaincue, 1654). Ma fu soprattutto autore di fortunate tragedie e tragicommedie ispirate a una concezione romanzesca del teatro, nei canoni della poetica aristotelica: La commedia degli attori (La comédie des comédiens, 1633), che rimane un documento fondamentale sulla storia del teatro in Francia; La morte di Cesare (La mort de César, 1635); L’amore tirannico (L’amour tyramnique, 1638). Sotto il proprio nome fece pubblicare i romanzi della sorella.