(Venezia 1852-97) commediografo italiano. Direttore di compagnie teatrali veneziane, ottenne il primo successo come autore nel 1872, con Le barufe in famegia, in dialetto, e fu salutato subito quale continuatore della tradizione goldoniana. Fino al 1880 la sua produzione è costituita da pitture morbide e aggraziate ma piuttosto convenzionali: la più riuscita delle commedie di questo periodo è El moroso de la nona (1875). In seguito, dopo un silenzio di dieci anni, interrotto dalla sola parentesi dell’Esmeralda (1888), in italiano, tornò al teatro dialettale scrivendo opere di maggiore rilievo, come Serenissima (1891) e La famegia del santolo (1892); quest’ultima, considerata il suo capolavoro, rappresenta uno degli esiti più efficaci del teatro verista, mettendo in scena, con un linguaggio asciutto e serrato, i casi psicologici di un dramma tipicamente borghese.