Glauco Viazzi (Krasnodar 1920 – Sanremo 1980), all’anagrafe Jusik Hovrep Achrafian di origini armene, giunge in Italia con la famiglia e studia al collegio armeno di Venezia. Stabilitosi a Milano negli anni della guerra si sposterà successivamente a Roma e Genova, per poi stabilirsi definitivamente a Roma. Acquisita la cittadinanza italiana, sceglie il nome di Glauco Viazzi dal filosofo Pio Viazzi, di cui è ammiratore, e dal titolo (Glauco) di un dramma del 1919 di Ercole Luigi Morselli. Studia ingegneria chimica al Politecnico di Milano e inizia a collaborare come critico cinematografico alle riviste Il Fascio, Libro e Moschetto, Cinema, Sequenze, Bianco e Nero. Nel dopoguerra dà vita con Ugo Casiraghi alla collana Il Poligono, per la quale cura due volumi Entr’acte (Milano, Poligono, 1945) e René Clair (Milano, Poligono, 1946). Lasciata la critica cinematografica, si occuperà di letteratura armena ed è tra i primi a interessarsi di futurismo e avanguardie coeve, pubblicando Poeti simbolisti francesi (1976), I poeti del Futurismo: 1909-1944 (1978), Dal simbolismo al déco: antologia poetica cronologicamente disposta (1981). Collaborò alle riviste Il Ponte, Belfagor, Il Verri e alla casa editrice Editori Riuniti.