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Per tutti coloro che si sono innamorati dello stile unico del grande Hank attraverso i suoi racconti, le sue poesie o le sue autobiografie, questo è un libro assolutamente necessario. Un Bukowski ormai anziano, settantenne, che vede (ma senza temerla) avvicinarsi la morte giorno per giorno, si racconta e si mette a nudo come non mai. Quasi il capitolo conclusivo di una saga, il capitolo in cui si svela l'identità della voce narrante, le sue paure, le sue debolezze, le sue idee mai espresse. E' il libro forse più diretto al lettore, in cui si instaura un rapporto 1 a 1 con Hank, fatto di confessioni della notte, scritte appena prima di un reciproco "buonanotte", appena prima del suo ultimo "buonanotte".
Bukowski, tutti che ne parlavano... Ma che ha di così speciale? Io sono quel tipo di persona che deve provare per credere. "Il capitano è fuori a pranzo" è il primo romanzo di zio Buk preso in considerazione (meglio dire che, in una piccola libreria dove sono stato, era l'unico disponibile dell'autore). MA PERCHÉ NON L'HO SCOPERTO PRIMA? Ora capivo tutto quest'entusiasmo dei lettori! È diretto, non usa sotterfugi, racconta la realtà nuda e cruda, che è cosa da pochi. È stata una lettura davvero entusiasmante, a tratti divertente (ndr. che suscita sorriso, non grasse risate schernitrici) e riflessiva. Bisognerebbe guardare alla realtà con uno spirito un po' più critico, proprio come faceva Bukowski.
Lo zio Buk è uno scrittore che adoro. Lo scrivo per essere chiaro: sono di parte. Le corse all’ippodromo, le scommesse, le bevute, i ritiri nella propria stanza per le sessioni di scrittura... e una solida, inesauribile ironia di fondo, anche sulla morte, che di lì a poco, ce ne avrebbe privato. Non lo ritengo un Bukowski "stanchissimo" (forse un pò), ma come sempre, uguale solo a se stesso.
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