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Anno edizione: 2018
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Ci sono ragioni profonde, spesso inconsapevoli, per cui facciamo ciò che facciamo, per cui agiamo in certi modi, spesso distruttivi, spesso stancanti per chi li agisce e incomprensibili per chi vi assiste. Queste ragioni, qualora si fosse interessati ad individuarle,vengono esposte in maniera praticabile e schematica nel libro “A che gioco giochiamo” del medico e psicologo Eric Berne, considerato padre fondatore dell’Analisi transazionale. Ebbene, dopo una rapida dissertazione sui fondamenti dell’AT, ampiamente descritti nel libro “Analisi transazionale e psicoterapia” che precede il libro dei giochi in questione, si passa a definire il gioco, spiegato non come impiego del tempo in attività ludiche e divertenti, bensì come una serie di transazioni, ossia di scambi tra persone, finalizzate ad ottenere un certo scopo, un certo risultato, nello specifico la soddisfazione di bisogni profondi, con molta probabilità risalenti all’età dell’infanzia e non accolti dai genitori. Il punto quindi è che il gioco in AT, che sia positivo o negativo per chi vi prende parte, allontana i suoi attori da una più sana intimità, ossia uno scambio spontaneo, consapevole, senza doppi fini o sorretto da meccanismi interiori poco chiari. L’invito di Berne è, dunque a "riconoscere il “gioco che stiamo giocando” e cominciare a guarire attraverso la comprensione del ruolo che ci siamo assegnati, nel quale siamo caduti o al quale siamo stati costretti”.
E' un approccio sintetico all'analisi transazionale e un principio di teoria dei giochi inconsapevoli che attuiamo nel relazionarci agli altri. Purtroppo è scritto con un linguaggio ancora troppo tecnico che risulta un po' confuso ai più: suggerisco di leggerlo per cultura personale ma per comprendere meglio e rapportare ai giorni nostri i suggerimenti di un analisi transazionale contemporanea leggete "I giochi dell'analisi transazionale" di Sabrina D'Amanti.
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