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Sull’origine di questo libro Nietzsche scrive in Ecce homo: «Racconto ora la storia di Zarathustra. La concezione fondamentale dell’opera, il pensiero dell’eterno ritorno, la più alta formula di affermazione che mai possa essere raggiunta – appartiene all’agosto dell’anno 1881; questo è annotato su di un foglio, in fondo al quale c’è scritto: “6000 piedi al di là dell’uomo e del tempo”. Camminavo in quel giorno lungo il lago di Silvaplana attraverso i boschi; presso una possente roccia che si levava in figura di piramide, vicino a Surlei, mi arrestai. Ed ecco giunse a me quel pensiero». L’intuizione folgorante si traduce però lentamente e gradualmente in forma di libro: le quattro parti di Così parlò Zarathustra riflettono altrettanti momenti di ispirazione «ditirambica» e sono, secondo l’espressione di Nietzsche, altrettante «opere di dieci giorni». La prima parte fu scritta all’inizio del 1883 a Rapallo e portata a termine nel giorno stesso della morte di Richard Wagner, il 13 febbraio; la seconda parte nel luglio dello stesso anno a Sils-Maria; la terza parte a Nizza nell’inverno 1883-1884; la quarta parte infine fu compiuta all’inizio del 1885, ancora a Nizza.
Il sottotitolo: «Un libro per tutti e per nessuno» è enigmatico. In realtà Nietzsche, nonostante che l’opera si presenti esteriormente in forma letteraria e poetica, ha voluto fornire uno scritto filosofico, dove tuttavia si attua una riforma nell’esposizione della filosofia capace di assicurarle una più larga accessibilità. Così parlò Zarathustra è un serio tentativo, obiettivamente riuscito, di portare la filosofia su un piano essoterico, strappandola al tecnicismo e all’isolamento di cerchie senza risonanza.
Questo tentativo di forzare la comunicazione di pensieri solitari e inaccessibili corre tuttavia il pericolo di ribaltarsi in un linguaggio mistico, rispetto a cui tutti gli accessi risultino preclusi. Tale possibilità costituisce la «tonalità minore» di Così parlò Zarathustra e giustifica la sua designazione come «un libro per nessuno».
In una lettera del 1884 Nietzsche scrive: «Chissà quante generazioni dovranno trascorrere per produrre alcune persone che riescano a sentire dentro di sé ciò che io ho fatto! E anche allora mi terrorizza il pensiero di tutti coloro che, ingiustificatamente e del tutto impropriamente, si richiameranno alla mia autorità. Ma questo è il tormento di ogni grande maestro dell’umanità: egli sa che, in date circostanze del tutto accidentali, può diventare con la stessa facilità una sventura o una benedizione per l’umanità. Quanto a me, voglio fare di tutto almeno per non offrire il destro a equivoci troppo grossolani; e, ora che mi sono costruito questo vestibolo della mia filosofia, devo di nuovo mettermi al lavoro e non stancarmi, finché l’edificio principale non stia pronto davanti a me».
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Uno dei più grandi capolavori nietzschiani, nel Così parlò Zarathustra la filosofia di Nietzsche prende corpo nel profeta persiano Zarathustra (non è a caso questa scelta, perché con Zarathustra, detto anche Zoroastro per i Greci, inizia la tradizione dei grandi profeti religiosi), il quale comincia a predicare la venuta dell'Oltreuomo, e come di conseguenza la "morte di Dio". Tuttavia il profeta iraniano non viene creduto e anzi viene considerato pazzo, in quanto "i più" (decadenti) non vogliono rinunciare all'idea di Dio e cercano di colmare il vuoto lasciato dalla sua morte, mentre il profeta dell'Oltreuomo punta in alto nelle montagne (sua dimora) nell'atto di spiccare il volo. Un libro che io definisco sublime...
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