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Ci ho messo un po’ a recensire questo terzo romanzo di Davide Tarò. Avevo completato la lettura ma qualcosa non mi aveva convinto del tutto (sensazione non provata con i precedenti due libri). Dopo una rilettura veloce sono arrivato alla conclusione che tutto è racchiuso nel termine giapponese che dà il titolo al romanzo: Furusato. Copio/incollo quanto scritto nel libro: Furusato: stato dell’animo riguardante la fugacità della bellezza e riassumibile nel concetto di malinconia verso l’idea astratta di un luogo natio, solitamente rappresentato da una spiaggia al tramonto o da un paesaggio arcadico. Ed è proprio in quella fugacità della bellezza e nel concetto di malinconia verso l’idea astratta che, secondo me, sta la chiave di questo libro. Se ci vogliamo concentrare sulla trama, allora ci troviamo di fronte a un coraggioso tentativo di amalgamare il genere Super Sentai con la cronaca italiana degli anni novanta (ma non solo). Il genere super sentai è sottogenere giapponese di serie televisive e cinematografiche in cui squadre multicolori lottano per la pace mondiale contro forze extraterrestri o demoniache, in genere combattendo mostroni giganteschi, assumendone le stesse dimensioni e devastando città intere pur di avere la meglio sull’avversario. Se a sentire titoli come Megaloman, I-Zenborg o (sic) Power Ranger la vostra memoria ritorna ai pomeriggi passati durante l’infanzia davanti la TV, allora siete il lettore adatto per questo romanzo. Davide Tarò dimostra un certo coraggio (o incoscienza?) nel mescolare un genere così popolare con avvenimenti che hanno segnato profondamente l’Italia e, nel farlo, infonde alla trama quello che è ormai il suo marchio di fabbrica: il saper estrarre da un genere (in questo caso il super sentai) la malinconia di cui erano intrise quelle serie. La riversa nel libro, alimentando questo fuoco con le storie strazianti degli individui che vengono trasformati in mostri e di chi ha a che fare con la malefica triade: società delle ombre (mafia); società del Crepuscolo (‘ndrangheta) e società degli Oscuri (camorra). Avrete capito che, a mio parere, però, il pregio del libro non sta tanto nella trama che pure è avvincente, soprattutto da metà libro in poi, quanto nella capacità dell’autore di trasmetterci e inondarci con la malinconia dei personaggi. A partire dai protagonisti che, per scelta, è più facile che all’inizio ci paiano estranei (5 giapponesi in Sicilia? ma non era ProteggiLaTuaTerra???) ma che, lottando per valori universali e contro forze oscure che hanno interessi ovunque, elevano il loro sacrificio a livelli cristologici (qui è esemplare il richiamo/omaggio ad un preciso episodio di Megaloman). Furusato, quindi, non è solo il titolo del romanzo ma una precisa dichiarazione d’intenti dell’autore: leggendo questo libro, o i precedenti o uno dei suoi racconti, è questo lo stato dell’animo che avrai al termine della lettura. Uno stato d’animo che vi terrà compagnia per giorni.
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