La Bohème - Giuseppe Giacosa,Luigi Illica,Giacomo Puccini - copertina
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Letteratura: Italia
La Bohème
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134 p., Brossura
9788888278186

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Foto di Giuseppe Giacosa

Giuseppe Giacosa

(Colleretto Parella, oggi Colleretto Giacosa, Torino, 1847-1906) commediografo italiano. Ottenne il primo successo della sua fortunata carriera con Una partita a scacchi (1873), commedia in versi di argomento medievale che seguiva schemi tardoromantici. Agli stessi anni risalgono alcuni «proverbi drammatici» che incontrarono anch’essi i favori del pubblico (Non dir quattro se non l’hai nel sacco, 1873). Mentre si affermava come giornalista (nel 1901 divenne direttore della rivista milanese «La Lettura»), G. venne avvicinandosi al naturalismo, volgendosi all’analisi della società regionale italiana: in questa direzione rappresenta un felice risultato il libro Novelle e paesi valdostani (1886). Dall’adesione ai moduli naturalistici nascono anche le sue commedie più significative: Tristi amori...

Foto di Luigi Illica

Luigi Illica

(Castellarquato, Piacenza, 1857 - Colombarone, Piacenza, 1919) letterato italiano. Autore di commedie in lingua e in dialetto milanese (tra queste L’ereditaa di Felis, 1891), deve la fama alla sua attività di librettista. Suoi, fra gli altri, i libretti della Wally (1892) di A. Catalani, dell’Andrea Chénier (1896) di U. Giordano, dell’Iris (1898) di P. Mascagni e la revisione della Manon Lescaut (1893) di G. Puccini. Per Puccini scrisse anche, in collaborazione con G. Giacosa, La Bohème (1896), Tosca (1899) e Madama Butterfly (1904), insistendo sempre sul valore scenico della parola piuttosto che su un’elegante versificazione.

Foto di Giacomo Puccini

Giacomo Puccini

1858, Lucca

Compositore. Gli esordi. Ultimo di una dinastia di musicisti attiva da cinque generazioni, rimase orfano a sei anni per la morte del padre Michele, già organista e maestro del coro del duomo, nonché direttore dell'Istituto musicale di Lucca. Nonostante le difficoltà finanziarie, la madre Albina Magi poté fargli seguire studi regolari al Ginnasio e all'Istituto musicale, studi che tuttavia il ragazzo affrontò senza troppo entusiasmo. Il suo primo maestro, lo zio Fortunato Magi, succeduto nelle cariche del cognato, lo affidò quindi a Carlo Angeloni (già insegnante di Alfredo Catalani), col quale Giacomo studiò con notevole profitto e scoprì la propria vocazione per il teatro. Nel 1876 si recò a piedi a Pisa per assistere per la prima volta nella sua vita alla rappresentazione di un'opera, l'Aida...

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