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Anno edizione: 2021
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Un altro tassello della Comédie humaine. Apparso per la prima volta a puntate sul giornale Le Siècle nel febbraio del 1840, un romanzo che come pochi altri rappresenta l’immaginario balzachiano e il suo sguardo sulla società francese nel suo perfetto equilibrio tra acuto realismo e scontro melodrammatico di Bene e Male.
«Nell’ottobre del 1827, all’alba, un giovinetto di circa sedici anni, il cui abbigliamento lo rivelava per quello che la fraseologia moderna chiama con tanta insolenza un proletario, si fermò in una piccola piazza nella parte bassa di Provins. A quell’ora, poté esaminare senza essere osservato le diverse case affacciate su questa piazza, che forma un quadrilatero allungato. I mulini installati lungo i fiumi di Provins avevano già cominciato a lavorare. Il loro rumore, amplificato dagli echi della città alta, in armonia con l’aria frizzante, con la pimpante luminosità del mattino, faceva risaltare la profondità del silenzio, che permetteva di avvertire lo sferragliare di una diligenza, a una lega, sulla strada maestra».
Storia crudele dell’orfana Pierrette, povera, bella e d’animo nobile. I cugini che la ospitano, i Rogron, la tormentano fino allo stremo, per gelosia, per invidia, per meschinità. «Uno degli episodi più cupi dell’intera sua opera» (per il curatore del libro Pierluigi Pellini). Balzac però l’annunciava come la «prima opera un po’ per ragazzine»: sicuramente intuiva, da conoscitore di anime, l’amore per l’orrido che tocca fanciulle e fanciulli. Il destino della sventurata ragazza è la trama che guida attraverso lo «studio d’ambiente»: una provincia abitata da merciai arrivati, bellimbusti, avvocaticchi e titolati calcolatori. Cinismo, sarcasmo, fino alla comicità, propri della denuncia realistica; e una indagine psicologica sul desiderio e l’invidia che non risparmia nemmeno i buoni.L'articolo è stato aggiunto al carrello
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