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Si tratta a parer mio di un testo prezioso. L'acume e la levatura dell'autore emergono con chiarezza. Tuttavia, a parte qualche inevitabile refuso, mi sentirei di rilevare due passaggi sui quali concordo di meno: 1) l'autore sottolinea il volto moderato impresso da Giuseppe Saragat al Psdi rispetto ad altre tendenze pure presenti in quella forza politica, contrastando ad esempio, a un certo punto, la segreteria di Pier Luigi Romita. E' anche vero, però, che lo stesso Saragat definì "homunculus" Mario Tanassi, partecipò con Pietro Nenni e gli altri leader laici al comizio conclusivo della campagna in difesa della legge sul divorzio e sostenne, quasi da solo nel Psdi, una posizione coraggiosa nei drammatici giorni della prigionia di Aldo Moro; 2) di certo la scissione del Psiup, nel 1964, indebolì il primo centro-sinistra organico. Forse, però, non tutti concordano con l'autore sul peso specifico che quell'evento ebbe in tale indebolimento, rispetto ad altri, rilevanti fattori. E, più in generale, credo che venga misconosciuto il ruolo del Psiup nella vicenda della sinistra italiana: un partito piccolo e dalla breve durata, diviso al suo interno, probabilmente macchiato dai finanziamenti sovietici, eppure tale da incidere davvero su una stagione politica e su almeno una generazione di italiani, contribuendo assai a quella temperie culturale e politica. E Lelio Basso, a mio avviso, resta una delle figure più autorevoli della vicenda politica e culturale italiana.
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