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Guerre sanguinose e continui conflitti politici hanno accompagnato lo sfaldamento della Repubblica Socialista Federativa di Jugoslavia. Particolarmente cruenta è stata la guerra civile che si è sviluppata in Bosnia ed Erzegovina, conclusasi senza un vero e proprio vincitore ma che oggi, grazie soprattutto all’impegno dell’Unione Europea, rappresenta un banco di prova per la costruzione di una società diversa, in cui i rapporti sociali ed economici siano differenti da quelli del passato. Proprio in questo paese, dove convivono tre popolazioni e tre differenti religioni si cerca di costruire un nuovo tipo di società multietnica e asimmetrica, mai conosciuta fino ad ora: il problema centrale non può continuare da essere quello di tracciare nuovi confini, bensì accettare e gestire quelli esistenti in un quadro di sviluppo economico regionale, senza il quale nessun piccolo paese può sopravvivere. Solo tenendo presente il paradigma “pace-sviluppo-democrazia”, i diversi stati nati dallo scioglimento jugoslavo potranno affrontare con esito favorevole il percorso dalla guerra alla pace ma anche dai regimi monopartitici a sistemi realmente democratici.
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