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Non sono mai riuscito esattamente a capire come mai molti considerino Ballard un autore di fantascienza. Soprattutto nelle sue ultime opere, come questo Regno a venire l'unica cosa "fantascientifica" è l'attuale impossibilità - o almeno si spera, in realtà ho letto il libro nei giorni delle rivolte londinesi, e mi sembrava di avere un déjà vu - che avvenimenti come quelli narrati si svolgano davvero. Come altre volte, il romanzo è ambientato nell'Inghilterra contemporanea, in una cittadina nel londinese dalle parti di Heathrow che sembra più che altro essere nata come satellite di un enorme centro commerciale, il Metro-Centre (buffo che nel risvolto di copertina abbiano usato la grafia americana Metro-Center), che in un modo o nell'altro pervade le vite di chiunque si trovi da quelle parti. Il protagonista, Richard Pearson, pubblicitario appena licenziatosi, viene catapultato là a causa della morte di suo padre, tra milizie consumismo-fasciste che organizzano attacchi agli asiatici ai maggiorenti della città, che si direbbe vogliano eliminare in un modo o nell'altro il Metro-Centre. Quel che è certo è che, oltre al pessimismo che come al solito è una caratteristica di Ballard, c'è un senso di straniamento: persino il protagonista sembra cambiare idea e punto di vista da una pagina all'altra senza nessuna ragione plausibile, come se l'autore volesse aumentare il senso di incomprensibilità di questa nostra società contemporanea urbana. O almeno spero non sia stato un problema di traduzione... La storia termina come ci si poteva immaginare fin dall'inizio, anche se con una timida nota positiva.
Incuriosito per la prima volta dalla copertina di questo libro ho deciso di acquistarlo al buio! A mio avviso un'idea molto brillante in cui ho rivisto sprazzi di Fight Club e di 1984. Il tutto amalgamato da un'ottima prosa semplice e molto scorrevole. La tecnica narrativa e l'idea di base sono a mio parere ottime e ben congegnate. Una lotta infinita contro il consumismo che fa da padrone della vita comune di ognuno di noi. Un centro commerciale visto come apoteosi di tutti i mali, come un qualcosa di forviante per nascondere alla vista della massa il vero problema di fondo. Ovvero l'uomo. Decisamente straconsigliato!
Il consumismo con le sue estreme conseguenze. Bel giallo, bellissime descrizioni che ben fanno capire le sensazioni e l'attrazione generata e instillata dal Centro Commerciale. Divertente fare il confronto con "Il Paradiso degli Orchi" di Pennac che affronta un tema simile ambientando il romanzo in un altro Super Centro Commerciale. Entrambi sono da leggere.
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