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Anno edizione: 2020
Anno edizione: 2019
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Sesso, cocaina, avidità. E omicidi. John Niven fa a pezzi la scena musicale degli anni Novanta con ineguagliabile ferocia.
«"American Psycho" incontra X Factor in un profluvio di cattiveria scintillante e gratuita. Probabilmente vi assorderà, ma sarete cosí impegnati a divertirvi che non ci farete caso» – The Guardian
Londra, 1997. Il New Labour è al potere, il Brit-pop è al suo apice e l’industria discografica non è mai stata cosí bene. Forse. Steven Stelfox è un discografico di successo, alla costante ricerca della prossima hit. E non si ferma mai, grazie a una dieta fatta di cinismo, sesso e quantità smodate di cocaina. Del resto, stordirsi è l’unico modo per resistere in un ambiente pieno di colleghi incompetenti e spietati, per i quali la musica è l’ultimo degli interessi. Un posto dove i sogni degli altri bruciano nelle fiamme dell’inferno. Ma via via che i successi si fanno piú rari, e la scena musicale inizia a sentire i venti della crisi che la cambierà per sempre, Stelfox capisce che è tempo di prendere sul serio – anzi, alla lettera – il motto alla base del mondo degli affari: mors tua vita mea.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Steven Stelfox, il protagonista di "Uccidi i tuoi amici", è un personaggio odioso, cinico, ai limiti del sopportabile, un arrivista sociopatico, degenerato e misogino. E’ il perfetto emblema e il naturale prodotto dell’industria in cui opera, quella discografica inglese degli anni Novanta (insomma gli anni delle Spice Girls e del periodo d’oro del britpop). Niven attinge alla sua esperienza di talent scout nel settore e lo demolisce letteralmente, producendone un ritratto spietato ed impietoso. Il nostro personaggio ricomparirà in "A volte ritorno" e sarà di nuovo protagonista in "Kill ‘em all" (sequel di "Uccidi i tuoi amici", uscito nel 2018 ma purtroppo ancora non pubblicato in Italia). Il linguaggio caustico, all’antitesi del perbenismo e del politically correct, c’è già tutto in questo libro di esordio dello scrittore scozzese, così come l’irriverenza, l’ironia e il sarcasmo che contraddistinguono le sue opere. Lettura divertentissima ma mai banale, per quanto possa sembrarlo in apparenza.
Adoro Jonh Niven, solitamente divoro i suoi libri. Questo non è all’ altezza dei suoi precedenti
3.5/5 Detto proprio onestamente, devo ancora capire se sia un libro geniale o terribile. Lo hanno descritto come una sorta di American Psycho ma durante una puntata di X-Factor, ed è vero. L'ho letto perchè me lo hanno consigliato come un libro molto divertente e satirico, pieno di black humor, che personalmente apprezzo se fatto bene. Ecco, qui credo sia fatto bene, ma forse non c'era bisogno di proprio TUTTA quella cattiveria... Non so, mi sa di tentativo non pienamente riuscito, mi ha proprio lasciato un po' perplessa (oltre che schifata dal protagonista, ma quello era voluto dall'autore). Il romanzo racconta in prima persona l'arco di un anno di vita del protagonista, Steven, venticinquenne/ventiseienne - non è chiaro ma siamo lì - scout dell'industria discografica inglese, che odia tutto e tutti tranne se stesso, anche se in fondo sa di essere una persona orribile. E' arrogante, cinico, presuntuoso, razzista, misogino, omofobo, ha seri problemi relazionali e ogni possibile dipendenza (droga, alcol, prostitute). Le ha tutte, giuro, proprio TUTTE - senza fare spoiler - e ciliegina sulla torta se la sente un mondo ma è tremendo nel suo lavoro: per dire, lui stesso a un certo punto dice "è così stancante non capirci mai niente". Il romanzo è riuscito nella critica feroce all'ambiente dell'industria discografica degli anni '90, e in quelle parti fa genuinamente ridere, mentre le parti più "American Psycho" non mi sono piaciute tanto e anzi, in più di una occasione mi hanno disturbato. Troppa cattiveria gratuita che in molti casi non mi sembrava aggiungere niente alla trama o al messaggio del libro. Secondo me se l'autore si fosse limitato alla satira, tenendo come protagonista una brutta persona ma non un pazzo totale (insomma, un personaggio grigio, non uno totalmente negativo) sarebbe invece uscita un'opera geniale. In definitiva, mi ha intrattenuto e talvolta divertito ma meh: spesso troppo disturbante.
Recensioni
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