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Anno edizione: 2013
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"Qualunque destino,per lungo e complicato che sia,consta in realtà d'un solo momento:il momento in cui l'uomo sa per sempre chi è." Borges è un visionario ed un maestro:prende le vite degli uomini e ne illumina un istante,portandolo sul palcoscenico che la sua fantasia ha creato.Il suo tono fatalistico e un pò oscuro ci apre mondi sconosciuti e inquietanti portandoci a riflettere su ciò che si cela dietro l'apparente linearità del mondo.Un libro da leggere, che attraverso una serie di racconti, tocca in modo del tutto originale i temi universali che accompagnano l'esistenza di ogni uomo:il dolore,il destino,la morte,la pazzia,il tempo e l'eternità.
Raccolta di racconti brevi (o brevissimi) meno nota de "Finzioni", l'Aleph non ha nulla da invidiare all'opera principale di Borges. Simili tematicamente i racconti risultano essere talora addirittura più maturi e vari per quanto vertano sulle tematiche basilari di Borges: l'eternità, l'infinito, l'assoluto, la morte, l'arte, il coraggio e la viltà. Con una scrittura per lo più paratattica, ma capace di raggiungere profondità assolute, Borges passa, senza curarsi troppo della veridicità, dalla Grecia antica, alla Germania, al Sud America, in giro nel tempo e nello spazio, in una realtà di simboli e di cose "poche ma eterne", come nell'immensità della Pampa, in racconti che sanno affascinare. In un continuo gioco di specchi e di rimandi, si scopre l'identità di un barbaro e di un'inglese fatta prigioniera dagli indios, si affronta con rapidi squarci l'infinito, si prova ad immaginare l'identità di Omero e di Averroè. Sublime.
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