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Dall’ultimo libro di Meyer Schapiro- scritto poco prima della morte e pubblicato postumo- non ci si può che attendere un qualcosa di importante:io credo che questo libro sia un autentico capolavoro. Da un punto di vista metodologico il volume non rappresenta una novità;in esso,infatti,sono condensati tutti i temi della critica di Schapiro:l’opposizione ad una lettura dell’opera d’arte che sia esclusivamente formale;la conseguente attenzione al dato prettamente iconografico,visto come un elemento fondamentale per la comprensione dell’opera;l’interesse per la contestualizzazione sociale e culturale dei fatti artistici che relaziona l’opera ai sommovimenti politici del suo tempo e alle coeve correnti letterarie,filosofiche,scientifiche;l’attenzione alla tradizione figurativa,che pone il quadro analizzato in relazione alle opere a lui precedenti e successive. Dunque, Schapiro analizza l’impressionismo con la stessa metodologia critica mostrata in “Natura dell’arte astratta” o “Le mele di Cezanne”(metodologia essenzialmente multidisciplinare,secondo i canoni di quella tradizione iconologica da cui egli proviene), indagandone i diversi aspetti in maniera assolutamente efficace. Costante è il riferimento alle opere:i ragionamenti di Schapiro sono sempre riportati alla realtà concreta dei quadri impressionisti,dove le intuizioni critiche trovano conferma. L’artista a cui egli fa maggior riferimento è Claude Monet,visto come “l’impressionista per eccellenza” (questo il titolo di uno dei più bei capitoli del volume); ciò non toglie che l’autore si concentri anche sugli altri artisti del gruppo:tra le altre,alcune intuizioni su Degas -di cui vengono portate alla luce le problematiche psicologiche nella manifesta difficoltà a relazionarsi con l’altro sesso- sono molto belle e stimolanti. L’attenzione riservata al dato contenutistico nelle opere impressioniste è centrale;ponendo in risalto l’importanza dei soggetti rappresentati -visti come simboli di una nuova concezione della vita liberata dalle angosce di tipo metafisico e religioso, protesa verso una nuova idea di società progressista e fiduciosa- Schapiro completa la parziale visione dell’impressionismo data dalla critica modernista e formalista (Greenberg) che aveva visto in questa corrente pittorica il primo esempio di un fare artistico interessato unicamente a se stesso e all’autodefinizione dei propri limiti e compiti. E così,dopo i primi capitoli in cui affronta i concetti chiave della pittura impressionista in una serrata analisi insieme formale e multidisciplinare,Schapiro si dedica ai soggetti preferiti dei pittori,dedicando a ognuno di essi un capitolo specifico:la natura,la città,la ferrovia,la folla,gli attori. Molto interessanti sono anche i capitoli dedicati alla ritrattistica impressionista e al rapporto (più volte affrontato dagli studi sull’impressionismo) tra la fotografia e la pittura di Monet e compagni. Nel contestualizzare l’opera,Schapiro mette in mostra tutta la sua sconfinata erudizione:ricostruisce i concetti chiave dell’impressionismo in riferimento alle teorie scientifiche ottocentesche, evidenziando i punti d’incontro e le distanze incolmabili fra arte e scienza;attua una sistematica e mai noiosa disamina della letteratura francese da Hugo a Zola,approfondendo il problema di una “letteratura impressionista”. Addirittura straordinario il capitolo “L’impressionismo nella storia”,in cui l’autore prende in esame periodi artistici lontani per epoche storiche e confini geografici (dalla pittura tardo romana a quella paesaggistica cinese),approfondendo la questione degli “stili impressionistici” già affrontata da Wollflin.In questo modo Schapiro dimostra che,oltre alle indubbie tangenze con tali periodi artistici, la pittura impressionista ha modi che appartengono unicamente a essa e le cui peculiarità e novità la rendono un fenomeno unico e fondamentale nella storia dell’arte. Più su ho parlato di sconfinata erudizione,e non so se la metodologia critica di Schapiro si possa davvero classificare con questo vocabolo:perché egli non indugia mai in una sorta di edonistica autocelebrazione del suo sapere; non affronta mai un’ argomento o un tema solo per il piacere di farlo:la sua multidisciplinarietà non è fine a se stessa perché parte dall’opera e ritorna all’opera. E’ l’opera d’arte e la sua storia il fatto che Schapiro indaga:e lui questo non lo dimentica mai.
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