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Anno edizione: 2013
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“Dietro l'hotel” è un originale e struggente romanzo. E' costituito da un insieme di racconti separati ma legati l'uno all'altro dal filo conduttore di descrivere la vita, o brandelli di vita, di persone che ruotano in una certa zona di spazio di una grande città: il cavedio dell'albergo, in cui si affacciano diversi palazzi. Nella lettura l'intreccio appare in realtà ben presto più sottile. Una donna calva per una terapia contro il cancro (si intuisce) ama ed è riamata dal marito. Lei non lo vuole più con sé perché non vuole essere vista mentre decade. Marito e moglie abitano due appartamenti diversi che si affacciano entrambi sul cavedio e lì si affacciano e si guardano con tenerezza e si intravvedono. Una ragazza di buona famiglia, promossa alla maturità con pieni voti, che non si droga, che non fa sesso libero e che è in vacanza premio con una amica, rimasta sola nella camera imprevedibilmente, farà alla fine la sua scelta. La vita in una metropoli è ormai cosmopolita, fatta di persone di tutti paesi che in qualche modo nel romanzo si intrecciano in sottili richiami, come succede nella vita reale. C'è la cameriera marocchina che vorrebbe farsi sposare per avere alla morte del padrone, anziano, tutta l'eredità. C'è una giocoliera di origini asiatiche che sbarca il lunario con spettacoli di strada e che ama la sua vita libera. La sensazione è di vertigine, la stessa vertigine che possiamo provare pensando alle migliaia di vite personali diverse che si intrecciano in un quartiere di una grande città e che volutamente ignoriamo dal nostro solitario punto di vista. Il ritmo è serrato, continuo, la scrittura fluida. Il senso di struggimento è dato in generale dalla fragilità umana e dalle illusioni dei personaggi visti con tenerezza dal punto di vista esterno e in qualche modo “esteso” del narratore, nonché dal cambiamento di registro temporale in una serie di racconti che alla fine del libro narrano l'evoluzione di alcuni degli stessi personaggi. “Sono ancora forte e in perfetta salute” dice Lateefa, nell'ultimo racconto che chiude il libro “Persino il viso non si è alterato più di tanto, conservando le linee e i volumi ben definiti, quelli della piena maturità. Dicono che sono una donna eccezionale e non alludono solo al mio fisico, alla bellezza, a questa costituzione fortunata concessami dalla natura. No, parlano del carattere, della forza che mi sostiene anno dopo anno. Lascio dire e non rispondo. Non sanno niente.” Il coraggio spesso è uno schermo che separa una persona dagli altri che non arrivano mai a comprendere il vero senso della storia di una persona. E poi nella conclusione del racconto e del romanzo: “Andrò giù a farmi dare una buona bottiglia di vino per Franco, un borgogna magari. Poi mi avvierò per quei due isolati che mi separano dall'appartamento del mio compagno. Intanto mi godrò la serata invernale in questa città che ho scelto per la sua civiltà, per il suo mare, per il suo calore. Qua mi sento di poter stare e mi pare anche di essere a modo mio fedele a me stessa. Non sono quella che ero, ma quella di adesso, sono io, Lateefa”. “Dietro l'hotel” è forse una metafora per dire che la vera vita si può cogliere solo dietro le apparenze. Chiuso il libro rimangono le immagini – ed è raro, oggi – e un senso di forza e di speranza. Un romanzo, dicevo appunto all'inizio, struggente, molto lontano dal facile esercizio, a cui siamo ormai abituati di descrizioni pessimistiche, intimismi di vario tipo e compiacimenti falso-erotici.
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