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Anno edizione: 2022
Anno edizione: 2014
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Jackson Pollock non era certo un “artista teorico”,uno che,come Kandinsky o Boccioni,impiegasse il suo tempo nello scrivere manifesti programmatici o trattati teorici! Ecco perché le sue dichiarazioni sull’arte e sulla propria poetica,relativamente poche e rilasciate solo in occasione di interviste o eventi pubblici,e in lettere private,hanno una rilevanza particolare. E’ quindi superfluo concludere che questo libro,ottimamente curato da Elena Pontiggia,occupa un posto importante nella bibliografia sull’artista americano. Abbiamo innanzitutto un vasto numero di lettere che Pollock scrisse a famiglia e amici,che coprono tutto l’arco della sua vita-e molto interessante,e soprattutto azzeccata, è la scelta di pubblicare le lettere che il giovane artista riceveva dai familiari,nonché quelle che familiari e amici si scambiavano tra loro e di cui egli era l’oggetto della discussione:in questo modo tutto il mondo che circondava l’artista ci viene presentato nella maniera più veritiera e diretta. E leggendo le lettere scritte dal giovane Pollock,ci si accorge di come il problema dell’arte diventasse giorno dopo giorno tema per lui centrale. Arriviamo quindi alla lettera al padre del 1932 in cui scopriamo dell’interesse per la scultura,vista in quel momento come il mezzo espressivo ideale,e in cui,oltre all’accenno al tema della “costruzione” in quanto elemento cruciale del fare artistico,Pollock si lancia in una delle sue massime più famose:”Essere artista è la vita stessa:è vivere,voglio dire.” Ovviamente,quanto più ci avviciniamo agli anni cruciali della sua carriera,tanto più le dichiarazioni dell’artista diventano importanti. In una intervista pubblicata postuma,ad esempio,egli espone la sua idea sull’espressionismo astratto e sulla pittura in genere:”Non mi interessa “l’espressionismo astratto”…e comunque non si tratta di un’ “arte senza oggetto”,né di un’”arte che non rappresenta.[…] Ma se tu dipingi il tuo inconscio,le figure devono per forza emergere.[…]La pittura è uno stato dell’essere…La pittura è la scoperta di sé. Ogni buon artista dipinge ciò che è.” Queste parole,al di là dell’interesse critico,sono di una bellezza unica! Pollock affronta così numerose questioni essenziali nel dibattito artistico di quegli anni:soprattutto,l’idea di una pittura americana autonoma e indipendente da ogni legame con la tradizione avanguardistica europea -ipotesi che il nostro artista rifiuta totalmente,con queste splendide parole:”I problemi fondamentali della pittura contemporanea sono indipendenti da ogni nazionalità”; Abbiamo la prova,inoltre,dell’interesse per le “qualità plastiche” dell’arte degli Indiani d’America; veniamo a sapere quali sono i giudizi di Pollock nei confronti dei suoi colleghi (Gorky e Still,per esempio);e abbiamo pagine che,ogni volta che penseremo al rapporto tra Pollock e il Caso,non potranno che rivelarsi fondamentali… Mi sembra chiaro che già questo basterebbe a giustificare l’acquisto del libro! Ma c’è di più:a completare il volume abbiamo infatti una nutrita serie di testimonianze di persone che nella biografia di Pollock hanno avuto un ruolo non marginale:Peggy Guggenheim,soprattutto;inoltre sono pubblicate testimonianze e considerazioni di artisti,come Newman e Motherwell;nonché brevi articoli di importanti critici d’arte:Michel Tapiè e Clement Greenberg (di quest’ultimo viene pubblicato un suo noto articolo del 1943,uno dei primi scritti che la critica d’arte dedicherà al pittore). Dunque,per chi voglia studiare Pollock questo libro è assolutamente indispensabile!
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