"I barbari compirono l'ultimo sforzo poco prima del tramonto, riuscendo a raggiungere in due punti il camminamento di ronda, dal quale furono però rigettati nel fossato. Proprio il tribuno Martiniano vibrò forse l'ultimo fendente della battaglia, tagliando la faccia a un atletico barbaro che, rimasto solo dopo la morte dei suoi compagni, si batteva contro i suoi molti assalitori con la ferocia di una belva in trappola. Sporgendosi a guardare dalla merlatura, Martiniano constatò che i barbari rifluivano disordinatamente alle posizioni di partenza, lasciandosi dietro, sparsi nell'erba, centinaia di caduti. Il sole tramontava, e dal procedere stanco di quei guerrieri sconfitti, che trascinavano mollemente gli scudi, si poteva arguire che almeno per quel giorno dovevano averne abbastanza". È la sera del 9 agosto del 378 d.C.. I cadaveri di più di diecimila soldati romani sono sparsi sotto le mura di Adrianopoli, caduti per difendere la città dall'assalto dei Goti guidati da Fritigerno. Anche l'imperatore Valente ha pagato con la vita l'imprudenza di aver scatenato una battaglia improba. Adrianopoli per il momento è salva, protetta dalle sue imponenti mura, ma l'impero è stato sconfitto. Dal quel giorno, per Roma, ha inizio una lunga, terribile agonia.
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Anno edizione:2006
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