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Anno edizione: 2018
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Il libro narra di sei donne che muoiono in nome di un ideale di giustizia e di libertà per altri popoli e che, con l’iscrizione del proprio corpo nella Storia, sembrano disordinare il modello classico del rivoluzionario. Non si sacrificano per eroismo o volontà di martirio, ma per desiderio di giustizia nella barbarie del mondo. Il libro è una narrazione intensa, fra documenti, ricostruzione dei fatti e invenzione poetica, delle storie, simili e diverse, di sei donne, “da sottrarre all’oblio”, fra cui la statunitense Rachel Corrie che viene schiacciata da un bulldozer nel 2003 durante le azioni di interposizione organizzate dal’International Solidarity Movement, per contrastare pacificamente l’esercito israeliano nella demolizione di abitazioni palestinesi: “uno spiacevole incidente” per la Corte di giustizia di Haifa. Rachel non “poteva risolvere il dramma palestinese…Tuttavia era imprescindibile resistere in quel luogo….Aveva un cuore troppo grande per arrendersi”. E Monika Ertl viene così rappresentata: “È un atto di giustizia”- si dice Monika con il “corpo che accenna un tremore. Un atto di amore”, mentre ricorda l’impegno di fronte al cadavere del suo amato, prima di sparare (1971) al console generale boliviano ad Amburgo, responsabile del massacro: “L’ho giurato ripensando al Che e alle sue mani mozzate”. Sarà giustiziata in un agguato a La Paz nel 1973. Si può non condividere le loro scelte, ma non si può restare indifferenti al loro messaggio. Rachel e Monika, come Tamara Bunke, Elena Angeloni, Barbara Kistler, Andrea Wolf – raccontate con partecipazione e amore nella complessità dei loro percorsi - muoiono tutte in uno scenario da tragedia antica, opponendosi in varie forme, nei diversi contesti, al potere totalitario. Viene in mente Rosa Luxemburg che vive nella tensione fra l’impegno politico, un universo che può essere assoluto e condurre anche alla prigione e alla morte, e il desiderare amore e felicità, in una società disumana e sfruttatrice. In queste donne infatti non matura tanto la scelta di un destino di martirio, quanto la passione per il presente, come affermazione di promessa di un futuro diverso (Weil), quando e dove l’ingiustizia, che supera ogni misura, chiede risposte e scelte politiche.
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