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Anno edizione: 2021
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«Per farla breve: non si può scrivere di guerra e farlo come si deve senza esporsi a degli imprevisti. A interessarmi è l'esperienza delle persone che vivono sulla propria pelle le ricadute più immediate della guerra, le persone che vengono mandate a combattere e quelle che cercano solo di sopravvivere. Andare sul posto di persona per vedere cosa succede è l'unico modo di giungere alla verità.»
«Marie era una leonessa – sembrava indistruttibile, nessuno è mai riuscito a piegarla» – Christiane Amanpour
Corrispondente di guerra tra le più grandi del suo tempo, Marie Colvin ha coperto per decenni i conflitti più feroci del pianeta: Iran, Iraq, Medio Oriente, Libia, Kosovo, Cecenia, Timor Est, Etiopia, Zimbabwe, Sierra Leone, Sri Lanka, Guantanamo, Egitto, Afghanistan, Siria, testimoniando l'eroismo senza gloria e senza voce delle vittime. Scrivere dal fronte era per lei non solo una professione, era la vita stessa, guidata da una regola necessaria: non avere paura di avere paura. La benda piratesca indossata sull'occhio sinistro, colpito dalla scheggia di una granata, non poté che rinforzare un carisma che aggrediva gli stereotipi. Lei che amava indossare lingerie La Perla sotto il giubbotto antiproiettile, lei che nella stessa settimana poteva trovarsi a Los Angeles con Warren Beatty e in Cecenia a rischiare la vita fra le montagne. Uccisa nel 2012 a Homs dal regime siriano, ha lasciato articoli e reportage straordinari, raccolti qui per la prima volta a comporre un modello per le donne – e gli uomini – che fanno il suo mestiere.
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In questa raccolta di suoi scritti ci dà la visione stretta di cosa è la guerra, dai più famosi tiranni alle milizie ai civili perennemente sotto assedio. I genocidi e gli affari tornano sempre a rotazione, non se ne esce e si continuerà se il guadagno e il controllo resteranno in potere di persone estreme. In molti casi sembrava di assistere al presente e qui si racconta dal 1987 al 2012 che sembrano quasi lontani se per 'la guerra' dei banchi di scuola si intende le mondiali. La voce più forte che riprende è il distaccamento dalla realtà dell'occidente 'al sicuro' e il resto del mondo che, l'opinione internazionale sempre constantemente influenzato da chi queste guerre le provoca e a cui ormai siamo abituati perchè non ci tocca fuori o dentro la porta di casa nostra. Una cosa ha risaltato ai miei occhi, forse essendo lei donna molto forte e brava in un lavoro così difficile e pericoloso, Ne ha viste di tutti i colori sul campo di battaglia di diversi paesi e comunque il dettaglio di fondo viene preso in considerazione da un commento a metà del libro sull'esagerazione delle femministe dato che non ha mai avuto problemi del genere nel suo lavoro di cronista di guerra mentre verso la fine descrive esattamente il problema maschile, patriarcale che la porta su un campo di battaglia - quella volta in Egitto - dove ha subito molestie ed altre due colleghe abusi sessuali. Questo è il punto: un mondo maschile è incentrato sulla violenza fisica e psicologica, il potere autoritario di chi non vuole lasciare la poltrona e quando una persona così è donna (Italia attuale) non vuol dire matriarcato ma adeguarsi alla visione degli uomini e sessista per restare al comando. Iran-Iraq, Medio Oriente, Libia, Guerra del Golfo, Kosovo, Cecenia, Etiopia, Zimbabwe, Timor Est, Sierra Leone, Sri Lanka, Guantanamo, Afghanistan, Siria.
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