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Dalla legge 142 del 1990 a oggi l’ordinamento dei livelli di governo ha conosciuto un vero e proprio rovesciamento che ancora non si è assestato. La Repubblica delle autonomie è in mezzo al guado. Il prolungarsi di questa situazione di disordine istituzionale è tra le ragioni della debolezza della sovranità nazionale perché si ripercuote sulla salvaguardia degli interessi del paese nelle sedi europee e internazionali. Il riordino del governo territoriale della Repubblica è ormai una necessità determinata da diversi fattori, soprattutto quello delle relazioni sopranazionali e internazionali. È urgente, in particolare, che l’Italia risponda adeguatamente alle condizioni imposte dal processo di internazionalizzazione dell’economia e dall’ulteriore evoluzione dell’integrazione europea, che richiedono una diversa articolazione dei compiti pubblici. Il luogo comune secondo cui le riforme istituzionali non interessano le persone, afflitte da ben altri problemi, è quanto di peggio possa essere stato pensato e detto da una certa parte della nostra classe politica. Infatti, chi dovrebbe affrontare i problemi delle persone se non le istituzioni? E come possono istituzioni così inefficienti svolgere questo ruolo? La questione va posta esattamente al contrario: la messa a punto delle istituzioni è il problema reale dell’Italia e, in tale ambito, il caso dei poteri locali ha assunto i caratteri di una vera e propria «questione costituzionale». I diversi contributi di Stelio Mangiameli al tema delle autonomie locali forniscono un’originale interpretazione delle recenti disposizioni costituzionali e della loro attuazione a oltre sette anni da una riforma che è, praticamente, ancora da realizzare, mentre le problematiche delle autonomie locali nell’ordinamento della Repubblica si aggravano sempre più.
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