Le pagine del libro danno voce a una sofferenza personale, restituendo un intreccio narrativo che abbraccia un secolo e si fa avvincente epopea familiare
«Quanto durava il tempo dei pugni e dei calci? Pochi attimi. Il resto veniva dopo. Un affanno di rabbia muta attraverso il corpo. E la voglia di urlare, di correre via, di cambiare identità... Assumere le sembianze di un gatto randagio, di un pesce rosso, di un fiore, di un sasso. Ancora meglio, di una formica. Le formiche hanno uno scopo fermo, inossidabile: prendono una mollica, un pezzetto di qualsiasi cosa e lo trasportano. Lo fanno a prescindere. Nessuno le ferma. Puoi schiacciarne una, ma quelle che restano non hanno paura. vanno avanti. Si riorganizzano. Ricominciano. Le formiche non hanno paura. Avrei voluto essere una formica.»
Due donne legate dalla stessa sorte: essere costrette ad abbandonare il primogenito avuto in giovane età e in situazioni drammatiche. A unirle saranno la difficoltosa ricerca dei figli e la forza che troveranno in loro stesse per sopravvivere al peso del proprio dolore. A separarle i tempi, i luoghi e, soprattutto, le motivazioni che stanno dietro a quell'abbandono. Nata all'inizio degli anni sessanta, Emma cresce fra le violenze e i soprusi di un padre bipolare che sottomette la famiglia alle sue continue crisi. Ai primi del Novecento, Margherita, una ragazza di umili origini, è vittima di una madre insensibile e perbenista. "Le formiche non hanno le ali" è un romanzo che racconta la rinascita di due donne da un passato tragico e violento. Quella di Emma è una storia vera. Vittima di violenza sessuale da parte del padre, Silva Gentilini ha costruito un'opera che, partendo da un'indicibile memoria intima, riesce a farsi racconto universale di una lenta e faticosa riconquista di sé. Quella di Margherita, ispirata alla vita della bisnonna dell'autrice, rappresenta un sapiente contrappunto alla claustrofobica vicenda di Emma e ci conduce in un'America sognata come terra promessa. Le pagine del libro danno voce a una sofferenza personale, restituendo un intreccio narrativo che abbraccia un secolo e si fa avvincente epopea familiare.
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