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Anno edizione: 2021
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Una storia che parla di pregiudizi, stereotipi, razzismo, scuola, crescita e amicizia. Raccontata sempre con il sorriso e la forza dell'ironia.
Il primo anno di superiori è complicato per tutti. Figurarsi per Takoua, che di cognome fa Ben Mohamed, è di origine tunisina, è musulmana, porta il velo e vive nella periferia di Roma, dove uno dei suoi compagni di scuola è un bulletto di nome Marco che si professa fascista... peccato che Marco è così scemo che nemmeno lui sa bene cosa vuol dire! Quando la prof ha la brillante idea di metterli in banco insieme, per Takoua andare a scuola diventa un vero e proprio tormento, come se non bastassero le occhiatacce dei vicini di casa, convinti che abbia una bomba nascosta da qualche parte nello zaino, o le battutine degli insegnanti, che pensano che i suoi genitori siano dei semi-analfabeti. Tra Takoua e Marco la convivenza a scuola diventa una vera e propria guerra, fatta di sguardi in cagnesco e di una trincea disegnata sul banco con il righello. Un muro che di giorno in giorno sembra sempre più insuperabile... Ma sarà davvero così?
Oggi vorrei proporvi la lettura di “Il mio miglior amico è fascista” di Takoua Ben Mohamed, pubblicato da Rizzoli. In questo graphic novel tragicomico l’autrice offre numerosi spunti di riflessione. Partendo dalla sua esperienza di vita – infatti si dovette trasferire in Italia con tutta la famiglia al seguito del padre rifugiato politico – ci parla della sua vita, delle sue amicizie, delle sue simpatie, delle sue antipatie, del rapporto coi professori, delle sue passioni, delle sue paure e delle sue delusioni. All’interno, tra i fumetti troviamo delle pillole su temi quali la differenza sostanziale tra fascismo e nazismo, la definizione di migranti, cosa sono i diritti delle donne, e spiega perché la scuola deve essere luogo di incontro, confronto, di idee, culture, etnie e religioni. È un graphic novel che insegna ai ragazzi ad essere sé stessi, ad andare oltre i luoghi comuni imposti dai media, perché occorre informarsi prima di farsi un’opinione. Vi aspetto in libreria Feltrinelli e vi auguro buona lettura.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
È una storia da conoscere. Comprato per mio fratello di 13 anni.
"IL MIO MIGLIORE AMICO È UN FASCISTA" è una graphic novel che dovrebbero leggere tutti, dagli studenti ai genitori, dai professori alle persone che avrebbero bisogno di aprire gli occhi su ciò che significano i pregiudizi, gli stereotipi e il peso del razzismo, che entrano nelle aule della scuola, si intrufolano nelle case, segnando profondamente la crescita di ognuno di noi. L'autrice che è anche la protagonista di questa storia, dà vita ad un racconto fatto di esperienze che ha vissuto sulla propria pelle così come la sua famiglia, ma attraverso il coraggio e un pizzico di ironia riesce a far pensare e riflettere quanto sia difficile adattarsi ad un paese nuovo, cultura con le sue tradizioni e soprattutto instaurare delle amicizie sui banchi di scuola. Certo perché per Takoua (chiamata da tutti Ben, per troppa pigrizia di tutti a imparare il suo nome corretto), è stata proprio la scuola a trasformare la sua bellissima esperienza e la spensieratezza della prima superiore, in un incubo. La prof ha deciso di unire allo stesso banco due individui completamente diversi: Takoua è una ragazza qualunque di 14 anni, se non per il fatto che porta il velo ed è di origine tunisina perciò musulmana. È arrivata in Italia all'età di 8 anni per iniziare una nuova vita insieme alla sua famiglia; Marco invece è il suo compagno di banco italiano e un fascista convinto, senza nemmeno conoscere il vero significato del movimento stesso a cui appartiene. Ma il problema vero di Marco è il suo essere scorbutico e un bulletto che rende le giornate di Takoua un vero inferno; Così iniziano insulti, sguardi in cagnesco e la poca concentrazione in classe, essendo troppo impegnati ad farsi la guerra. Nonostante il paese da cui proviene Takoua, lei e la sua famiglia hanno cercato di adattarsi fin da subito in Italia..ahimè diventato un territorio nemico dopo l'attentato delle torri gemelle. Nuove parole entrano nella loro casa come "migrante", "terrorista" e quella sensazione di essere continuamente spiati da tutti. Così Ben sceglie di nascondersi dietro il velo che le fa sentire sicura, cercando di crearsi la propria identità. tutto si fermava alle apparenze e agli stereotipi della gente, così come a scuola. Una mentalità abituata ad etichettare le persone in base alle origini. Ed è ciò che ho passato anche io molte volte essendo di origine Ucraina. Ma come la protagonista, ho trovato anche io delle amiche vere che volevano conoscermi per davvero, senza fermarsi al mio cognome. Tra lacrime versate e il bullismo subito, ho pensato di essermi persa durante i primi anni della mia adolescenza. Così ho iniziato a credere di più in me stessa e farmi scivolare tutto addosso perché le persone in realtà vedranno sempre ciò che vorranno. Quello che si può fare è rimanere se stessi sempre così come ha fatto Takoua, così la gente potrà finalmente vedere chi sei realmente e iniziare ad aprire gli occhi, abbattendo insieme quel muro di apparenze imparando l'uno dall'altro. L'autrice ha realizzato un'opera davvero originale, ponendo tante tematiche importanti in una graphic novel a fumetti di formazione utile soprattutto per quell'età fragile chiamata adolescenza. Con grande ironia e semplicità si affrontano temi politici e sociali che ci toccano da vicino nella vita quotidiana. Il titolo dal grande significato, lo si cattura al termine della storia così reale e sincera.
Recensioni
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