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Anno edizione: 2017
Anno edizione: 2018
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Dopo aver letto "Macaronì" ero entusiasta all'idea di leggere un altro libro del duo Guccini-Macchiavelli. Questo libro è comunque riuscito a soddisfare le mie aspettative. Ciò è sintomo di come la coppia tra un grande giallista come Macchiavelli e un cantautore/scrittore come Guccini funzioni. La trama mi ha preso per tutta la durata del libro lasciando continuamente quella suspence alla fine del capitolo che invoglia subito a leggere il capitolo successivo. Inoltre mi colpisce molto la volontà di ambientare dei gialli sull'Appennino Tosco-Emiliano: la trovo un'idea originale. In linea generale lo consiglio vivamente (come per tutti gli altri libri del duo Guccini-Macchiavelli), anche se forse, l'unico neo, che potrebbe confondere un po' il lettore, è la numerosità dei personaggi (soprattutto quelli secondari). Ma questo problema risulta parzialmente ovviato grazie alle prime pagine, dove vi è un elenco con i nomi dei personaggi e dei luoghi che saranno trattati nel libro.
Marco Gherardini, al secolo Poiana, questa volta ha tra le mani il caso della morte di un elfo, ma non si è trasferito nella Terra di Mezzo: gli elfi che popolano i cascinali abbandonati dagli umani intorno a Casadisopra sono giovani e meno giovani che hanno deciso, con motivazioni diverse, di staccarsi dalla civiltà e tornare a vivere a contatto con la natura. Il duo Macchiavelli – Guccini continua a funzionare bene: la storia si intreccia con descrizione di luoghi, animali, tradizioni che le danno spessore e credibilità. Non manca, anche se non è invadente, una riflessione su questo mondo marginale, ma numericamente in crescita, di persone che, insoddisfatte delle regole delle civiltà, decidono per un distacco radicale e un ritorno alle origini: chi ha letto “Le otto montagne” troverà più di un’analogia. Riassumendo una lettura piacevole
Il duo Macchiavelli – Guccini continua a funzionare bene: la storia si intreccia con descrizione di luoghi, animali, tradizioni che le danno spessore e credibilità. Non manca, anche se non è invadente, una riflessione su questo mondo marginale, ma numericamente in crescita, di persone che, insoddisfatte delle regole delle civiltà, decidono per un distacco radicale e un ritorno alle origini: chi ha letto “Le otto montagne” troverà più di un’analogia. Riassumendo una lettura piacevole, gustosa e ricca di sapori come uno dei piatti che prepara l’Adele.
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