La morte a Venezia è un viaggio nell’assoluto, ma anche una lenta discesa nel delirio. Thomas Mann ci racconta la storia di Gustav von Aschenbach, scrittore celebre e austero, che ha sacrificato ogni impulso vitale sull’altare della forma. La sua vita è tutta disciplina, rigore, ascesi. Ma proprio quando la sua arte si irrigidisce, qualcosa si incrina: un incontro al cimitero, una smania improvvisa, e poi Venezia. Non una città qualunque, ma il luogo dove bellezza e decadenza convivono, dove la morte ha il profumo del disinfettante e il volto di un adolescente. Tadzio, il giovane polacco che Aschenbach incontra al Lido, non è solo un ragazzo: è l’ideale estetico, il kalòs kagathòs, la giovinezza eterna, l’assoluto che l’artista ha sempre inseguito. Ma è anche la sua rovina. L’ossessione cresce, si fa silenziosa, visiva, quasi mistica. Gustav non parla, non tocca, non agisce: contempla. E nel contemplare, si consuma. Si trucca, si tinge i capelli, diventa ciò che aveva deriso. Il suo travestimento è grottesco, ma anche tragico: è il tentativo disperato di restare aggrappato alla vita, alla giovinezza, all’illusione. Il colera che imperversa a Venezia è tenuto nascosto, come la verità che Gustav non vuole vedere. La città diventa metafora: è il luogo dove si mente a se stessi, dove si resta per amore dell’assoluto, anche se sa di morte. Quando Tadzio si allontana verso il mare e si volta, Gustav muore. Come nella Carmen di Emma Dante, dove il soldato muore quando il bambino si stacca dalle sue spalle, anche qui la giovinezza abbandona l’uomo, e con essa la vita. Mann non ci offre solo una storia: ci mette davanti al volto dell’arte, del desiderio, della fine. E ci chiede: quanto siamo disposti a perdere per inseguire ciò che non potremo mai possedere?
La morte a Venezia
«Gustav Aschenbach o von Aschenbach, come suonava ufficialmente il suo nome dal giorno del suo cinquantesimo compleanno...»
Il famoso scrittore tedesco Gustav Aschenbach, che ha basato la sua vita e l'intera opera sulla più ostinata fedeltà ai canoni classici dell'estetica e dell'etica, è spinto a Venezia da un misterioso impulso. Nell'attimo in cui balena sulla spiaggia del Lido la spietata bellezza del ragazzo polacco Tadzio, Aschenbach avverte il definitivo segno del destino: l'anelito allo sfacelo. La morte a Venezia (1913), oltre che un romanzo, è una cerimonia.
-
Autore:
-
Editore:
-
Collana:
-
Edizione:2
-
Anno edizione:2015
-
Formato:Tascabile
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
-
Ely 24 agosto 2025La ricerca mortifera dell'assoluto
-
Francesco 15 luglio 2025Purificazione
Scivolare sulle parole di Mann sorvolando assieme ad Ausenbach i picchi dell' ardore riempie gli occhi di lacrime e il cuore di gioia, solleva lo spirito dal torpore dell' abitudine, abbatte l' apatia del quotidiano. Un viaggio composto ma al tempo stesso allucinato, visionario e febbricitante. L' immensità racchiusa in cento pagine, una fine brutale e magnifica.
-
Nicola 04 gennaio 2025La decadenza
Un romanzo di modeste dimensioni ma di grande significato e di una certa complessità. Nella sua brevità, riesce a catturare efficacemente il sentimento di un’epoca, cioè un tenero compiacimento nella propria autodistruzione. Edizione assai gradevole.
Le schede prodotto sono aggiornate in conformità al Regolamento UE 988/2023. Laddove ci fossero taluni dati non disponibili per ragioni indipendenti da Feltrinelli, vi informiamo che stiamo compiendo ogni ragionevole sforzo per inserirli. Vi invitiamo a controllare periodicamente il sito www.lafeltrinelli.it per eventuali novità e aggiornamenti.
Per le vendite di prodotti da terze parti, ciascun venditore si assume la piena e diretta responsabilità per la commercializzazione del prodotto e per la sua conformità al Regolamento UE 988/2023, nonché alle normative nazionali ed europee vigenti.
Per informazioni sulla sicurezza dei prodotti, contattare productsafety@feltrinelli.it