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Anno edizione: 2017
Anno edizione: 2016
Anno edizione: 2016
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In teoria è un buon libro, forse con delle ripetizioni interne, ma quando tratta certi argomenti sono inevitabili. La parte relativa all'economia è notevolmente positiva, sia per la documentazione fattuale sia per il coraggio con cui si permette certi affondi al sistema che personaggi come Lilli Gruber mai proverebbero a dire. Molto meno positiva è la parte in cui tratta dei problemi del terrorismo e dell'immigrazione: sembra che, forse per buonismo, non voglia andare eccessivamente contro gli immigrati, soprattutto islamici, e molte delle conclusioni che propone su tale tema sono ingenue e semplicistiche. Complessivamente, Rampini si dimostra un semi-radical-chic: non è come altre personalità della Sinistra, poiché almeno lui ha il coraggio di scrivere certe cose, ma su altre tematiche non esce dall'ovile in cui altri giornalisti sono confinati dal "pensiero unico".
Federico Rampini spiega in termini chiari e precisi perché il mondo occidentale sembra che non riesca a trovare una via di uscita dalla stagnazione economica, dall’impotenza per i vari conflitti che ci sono nel mondo e perché non ha funzionato il “modello occidentale” nei paesi in via di sviluppo. È solo colpa di noi occidentali se le Nazioni sono in conflitto una con l’altra? E sempre colpa di noi occidentali se la quasi totalità della società musulmana è allo sbaraglio? Siamo sempre noi occidentali che abbiamo la soluzione ad ogni problema? O dobbiamo porci altre domande? Un racconto che apre una piccola finestra su ciò che è accaduto al mondo di ieri e di oggi.
Sono molti i saggi usciti negli ultimi anni che cercano di analizzare il mondo contemporaneo nell'ultimo quarto di secolo, quel periodo di tempo intercorso dalla conclusione del 'secolo breve' nel 1991, quando il mondo bipolare emerso dalla seconda guerra mondiale andò in frantumi favorendo un cambiamento drastico degli equilibri mondiali che ha mutato in maniera notevole il mondo in cui siamo cresciuti. Federico Rampini, giornalista italiano naturalizzato statunitense ci offre la sua chiave di lettura concentrando la sua attenzione sulle aspettative tradite di questi ultimi anni. L'autore, che ha una lunga esperienza giornalistica e vive in una realtà cosmopolita che gli permette di avere una visione d'insieme di tipo cosmopolita cerca di individuare le cause delle delusioni della globalizzazione da Rampini identificate nel tradimento delle élite che, lungi dal rendere universali i vantaggi del nuovo ordine mondiale hanno approfittato delle opportunità per loro esclusivo profitto, divenendo sempre più ricche a danno della maggioranza dei cittadini che percepiscono la globalizzazione come una minaccia per il proprio benessere. Questa percezione di un peggioramento delle aspettative è una triste novità che caratterizza le nuove generazioni che temono di avere una vita meno agiata dei propri genitori e nonni, in una spirale discendente che era aliena alle precedenti generazioni del dopoguerra. E non solo i giovani, ma in generale ogni cittadino occidentale percepisce questo sentimento di progressivo peggioramento delle proprie condizione a favore delle élite. Un senso di declino e malessere acuito dalla minaccia di marginalizzazione dovuta alla crescente immigrazione. Il tradimento delle élite avviene anche nel non aver saputo comprendere la profonda ostilità di una parte del mondo islamico e di aver saputo prevedere e combattere la minaccia che ne scaturisce. Il terrorismo islamico, la Brexit e il fenomeno Trump (il libro è andato in stampa prima della sua elezione) sono vari esempi di reazioni e conseguenze di questa situazione di tradimento. Mala tempora currunt, Rampini propone un'analisi interessante delle cause e offre la sua chiave di lettura sulle possibilità di una cura per il futuro. L'autore si focalizza sulla realtà americana, ma non trascura la realtà europea e italiana. Un libro interessante, dallo stile giornalistico asciutto ed efficace, che consiglio a ogni lettore, anche se potrebbe risultare indigesto a quegli ambienti 'arrabbiati' che l'autore descrive. Rampini infatti non nasconde che a tradire sia stata anche l'intellighenzia di cui lui stesso fa parte.
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